DORNBERG (DI DORIMBERGO) VITO

DORNBERG (DI DORIMBERGO) VITO (1529 - 1591)

diplomatico austriaco

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Lettera di Vito Dornberg all'imperatore Massimiliano II sulla visita dell'arciduca Carlo a Gorizia, Venezia, 18 aprile 1567 (Gorizia, Biblioteca del Seminario teologico, Archivio Strassoldo-Villanova, 216).

Nacque a Gorizia nel 1529, ultimo dei cinque figli di Erasmo di Dornberg, luogotenente della contea, che morì il giorno prima della sua nascita, lasciando la famiglia in ristrettezze economiche. Grazie all’aiuto di Francesco della Torre di Santa Croce, capitano della contea dal 1542, il D. poté studiare a Verona e all’Università di Padova, senza tuttavia laurearsi, perché già nel 1550 entrò nell’amministrazione asburgica. Nel luglio 1551 Francesco della Torre lo prese al suo fianco a Gorizia, prima come vicecapitano e poi come luogotenente della contea (1553). Il D. ricoprì questa carica fino al 1567, tenendo il governo effettivo della provincia, dato che il capitano rimase quasi sempre assente per i suoi impegni a corte. Come luogotenente D. partecipò al sinodo di Aquileia del 1565, nel quale per la prima volta fu presentata la richiesta austriaca di istituire a Gorizia una diocesi per la parte orientale del patriarcato; nel 1566 si recò a Roma per trattare i problemi che erano emersi dal sinodo. Nel 1567 Massimiliano II lo nominò ambasciatore imperiale a Venezia. Il D. mantenne l’incarico fino al 1589, diventando il più importante rappresentante dell’Impero in Italia, anche per questioni politiche di grande rilievo internazionale. Non trascurò tuttavia i rapporti tra Venezia e l’arciduca Carlo, signore dell’Austria Interna (che comprendeva Gorizia), resi assai difficili dalla questione degli Uscocchi di Segna: grazie alla sua mediazione fu favorito in particolare il commercio di bovini (molte migliaia di capi all’anno) dall’Ungheria asburgica a Venezia, che passò attraverso Gorizia e il Friuli. ... leggi A Venezia il D. assunse per le corti austriache musicisti, architetti e giardinieri italiani, acquistando per l’imperatore e gli arciduchi molte opere di artisti famosi (Tiziano, Tintoretto, Giambologna). I suoi buoni legami con gli scrittori dell’epoca sono testimoniati dalla raccolta di poesie per la morte della madre, Il sepolcro de la ill. sign. Beatrice di Dorimbergo, pubblicata a Brescia da Vincenzo di Sabbio nel 1568, che comprende tra gli altri un sonetto di Torquato Tasso. Profondamente cattolico, a differenza di alcuni parenti che passarono al luteranesimo, da Venezia proseguì le trattative per l’istituzione a Gorizia di una sede vescovile, sperando che in essa fosse insediato un nipote. Nel 1584 costruì sui terreni di sua proprietà la chiesa dei santi Giovanni e Vito, che sarebbe dovuta diventare la nuova cattedrale della città. Già nel 1589 tuttavia papa Sisto V respinse il progetto per l’opposizione della curia udinese e del governo veneziano. Nel settembre 1589 passò a Roma come ambasciatore presso la Santa Sede; qui morì il 5 aprile 1591. Ha lasciato inedite un’autobiografia incompleta (Breve narratione delle attioni principali da me passate nel corso della vita mia), e un’imponente serie di lettere e dispacci diplomatici, conservati a Vienna (Haus-Hof-und Staatsarchiv, Diplomatische Korrespondenz), e parzialmente a Gorizia (copialettere per gli anni 1567-69, 1572-73, 1577-78, 1590-91).

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Bibliografia

Ms BAV, Barberini lat., 4878, f. 47-77, Breve narratione delle attioni principali da me passate nel corso della vita mia; mss BSCG, Strassoldo-Villanova, B1-B6.
S. CAVAZZA, Dornberg (Dorimbergo), Vito, in DBI, 41 (1992), 496-500; S. CAVAZZA ; «Così buono et savio cavalliere»: Vito di Dornberg, patrizio goriziano del Cinquecento, «Annali di storia isontina», 3 (1990), 7-36; E. OBLACH, Vito di Dornberg ambasciatore a Venezia, 1567-1568, t.l., Università degli studi di Trieste, a.a. 1998-1999; Divus Maximilianus, indice.

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