MATTIOLI PIETRO ANDREA

MATTIOLI PIETRO ANDREA (1501 - 1578)

medico, botanico

Immagine del soggetto

Ritratto di Pietro Andrea Mattioli, replica seicentesca di un originale del XVI secolo, conservato presso l'Orto botanico di Pisa.

Immagine del soggetto

Frontespizio dell'Erbario Mattioli, stampato a Venezia nel 1563.

Nacque a Siena nel 1501. Dopo il conseguimento della laurea a Padova, lavorò in varie città italiane, tra le quali Roma da dove partì alla volta di Trento, a causa del sacco del 1527. A Trento lavorò dal 1528 al 1539, in qualità di medico del vescovo Bernardo Cles. Si data a questi anni la pubblicazione del Morbi gallici novum ac utilissimum opusculum e di uno scritto di attinenza non scientifica, in cui si descrivevano le decorazioni del castello del Buonconsiglio: Il magno palazzo del cardinale di Trento. Dopo la morte del protettore, il nuovo vescovo, Cristoforo Madruzzo, non riconfermò la carica al M., che accettò un nuovo impiego offertogli a Gorizia. Gli Stati provinciali della contea, infatti, in data 1 novembre 1542, avevano formalizzato la proposta di assunzione del M. come protomedico. Il contratto, molto preciso, stabiliva sia i compiti sia le condizioni di lavoro del M., non senza lasciare allo scienziato ampio spazio per l’attività professionale privata. Oltre alle mansioni più propriamente mediche avrebbe dovuto ricoprire anche incarichi di sorveglianza sulle spezierie cittadine, compresi controlli periodici sulla qualità dei prodotti messi in vendita e sull’equità dei prezzi. Si stabilivano inoltre dettagliate norme relative alle tariffe da applicare nello svolgimento della sua professione, lo stipendio fissato ammontava a cento fiorini annui. L’assunzione del medico coincideva con l’avvio da parte di Francesco della Torre, capitano della contea, di una generale riorganizzazione dell’assistenza sanitaria nella provincia. ... leggi Probabilmente la competenza e l’efficienza del medico senese ebbero modo di emergere già nel 1544, quando si registrarono alcuni focolai di peste nella valle del Vipacco, repressi con successo grazie ad efficaci provvedimenti di sorveglianza. Nel giro di pochi anni lo scienziato seppe guadagnarsi la stima e la riconoscenza non solo della popolazione locale, ma anche di pazienti di lignaggio molto illustre, che egli raggiungeva anche in località lontane, assentandosi dalla contea per lunghi periodi (Innsbruck nel 1547 e Salisburgo nel 1550). Grazie ai cospicui guadagni accumulati, fu in grado di acquistare alcune proprietà a Podgora (Piedimonte) ed a Lucinico, nei pressi di Gorizia. Probabilmente fu proprio a Gorizia che conobbe Girolama dei conti di Varmo che nel 1557 diventò la sua seconda moglie e dalla quale ebbe due figli, Ferdinando e Massimiliano. Durante la sua permanenza nella contea, il M. portò a termine la traduzione ed il commento a Dioscoride, pubblicato una prima volta a Venezia nel 1544. In questo stesso periodo realizzò anche la traduzione dal greco della Geografia di Tolomeo, uscita nel 1548, a Venezia. Negli anni trascorsi a Gorizia il M., così come aveva fatto nel Trentino e nelle altre zone visitate in precedenza, ebbe modo di studiare la vegetazione locale raccogliendo e descrivendo molte specie botaniche, tra cui se ne annoverano diverse proprie delle regioni illirica e dinarica, sino ad allora ignote. Le sue missioni lo portarono a perlustrare i dintorni di Gorizia (monte Sabotino, Gargaro, Tarnova), Gradisca, Duino, Trieste, ma anche Lubiana (dove visitò i mercati di frutta ed erbe selvatiche). Nel corso di queste escursioni si soffermò ad osservare e descrivere non solo le specie vegetali, ma, in non pochi casi, l’utilizzo delle stesse da parte della popolazione e le abitudini alimentari dei luoghi. Similmente ebbe modo di studiare le condizioni sanitarie dei lavoratori delle miniere di mercurio di Idria, visitate in qualità di medico, osservazioni inserite nel IV libro del commento a Dioscoride. Gli anni trascorsi a Gorizia furono vantaggiosi alla contea anche per i riflessi culturali che la presenza di un medico di fama internazionale inevitabilmente portava con sé. In particolare vanno ricordati i contatti dello scienziato con gli ambienti culturali veneti: a parte le frequenti visite di professori e studenti giunti da Padova che spesso accompagnavano il M. nelle sue missioni di ricerca, il medico venne visitato dal pittore Marcello Fogolino, e soprattutto da Giorgio Liberale. Costui, allievo di Pellegrino da San Daniele, si trasferì a Gorizia per collaborare alla realizzazione delle immagini che ornavano le prime edizioni illustrate del commento a Dioscoride. Con il 1555 il M. lasciò Gorizia per Praga, dove prese servizio presso l’arciduca Ferdinando d’Asburgo, divenendo in seguito medico personale anche del fratello Massimiliano. Alla sua partenza dalla contea, ricevette doni ed elogi e probabilmente si deve alla sua fama e al profondo legame con la città l’aggregazione della famiglia Mattioli (nella persona di Antonio Maria, fratello del botanico) alla nobiltà locale, nel 1566. A Praga il M. consolidò la sua fama di medico, non senza partecipare attivamente alla vita di corte e continuando a lavorare attorno alle edizioni di Dioscoride. Tra le opere di carattere scientifico portate a termine negli anni praghesi si devono ricordare soprattutto gli Epistolarum medicinalium libri quinque, usciti in-folio a Praga nel 1561. Si tratta di una raccolta di ottantasette lettere erudite (cinquantotto dello stesso M.) di argomento medico, con attenzione particolare allo studio delle erbe, opera che ebbe subito un buon successo di vendite. Nel 1569, ormai anziano, il M. si ritirò a Trento, pur continuando all’occorrenza a servire i suoi illustri pazienti. L’ultimo scritto importante, l’Opusculum de simplicium medicamentorum facultatibus secundum locos, & genera venne alla luce nello stesso 1569 a Venezia. La principale opera del M. fu, però, la versione dal greco ed il commento a Dioscoride Pedanio (I. sec. d. C.), condotti sul testo stampato da Aldo Manuzio nel 1499: i primi cinque libri vennero pubblicati a Venezia nell’ottobre 1544 (Libri cinque della historia, et materia medicinale […]). La seconda edizione del 1548 arricchiva la prima della traduzione del sesto libro e della descrizione di duecento nuove piante, in parte individuate nelle escursioni floristiche nel Goriziano e nelle aree limitrofe. Nel 1554 a Venezia uscì la prima traduzione latina dove, per la prima volta, comparivano le celebri silografie. Nel 1555, l’anno della partenza da Gorizia, uscì la traduzione italiana della versione latina. La stampa migliore fu probabilmente quella di Valgrisi del 1568, che presentava oltre mille grandi incisioni. La traduzione, di fondamentale importanza per la divulgazione della scienza botanica, e le osservazioni ed i commenti del M. a Dioscoride ottennero un successo straordinario e fino alla metà del Settecento ne vennero date alle stampe una sessantina di edizioni, in almeno cinque lingue diverse (tra cui il ceco, 1562, ed il tedesco, 1563). Morì a Trento nei primi mesi del 1578.

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Bibliografia

P.A. MATTIOLI, Opera omnia, Basileae, Köenig, 1674.

F. BARBERI, I Discorsi di Pietro Andrea Mattioli su Dioscoride, in Per una storia del libro. Profili, note, ricerche, Roma, Bulzoni, 1981, 185-196; T. PESENTI, Il Dioscoride di Pietro Andrea Mattioli e l’editoria botanica, in Trattati di prospettiva, architettura militare, idraulica ed altre discipline, Vicenza, Neri Pozza, 1985, 61-103; Pietro Andrea Mattioli (Siena 1501-Trento 1578). La vita, le opere: con l’identificazione delle piante, a cura di S. FERRI, Perugia, Quattroemme, 1997; S. CAVAZZA, La vita culturale, in Divus Maximilianus, 303-319; M. MENATO, Sulla bibliografia di Mattioli, Ibid., 339-345.

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