Nato a Tarcento il 20 dicembre 1909, ultimo figlio (dodicesimo) di una famiglia agiata, entrò in Seminario nel 1920 e percorse ginnasio e liceo assorbendo latino e greco come sue lingue veicolari. Completò la sua formazione culturale a Roma, con una borsa di studio presso il Seminario lombardo, laureandosi in filosofia e teologia alla Pontificia Università Gregoriana. La permanenza nella capitale, per un periodo piuttosto lungo, a contatto con docenti di prestigio e coetanei provenienti dalle chiese tedesche e americane, gli aprì orizzonti di grande respiro. Ottenne la licenza per l’insegnamento di Sacra Scrittura presso il Pontificio istituto biblico nel 1935 (era stato ordinato prete nel 1932) e subito fu richiamato a Udine per l’insegnamento di filosofia nel liceo del Seminario diocesano e, dal 1937, di studi biblici nei corsi di teologia. Furono anni di intensa attività, quelli del giovane professore, impegnato con l’assistenza religiosa alle associazioni cattoliche, nei circoli e nelle scuole di cultura, con un impegno particolare alle categorie di universitari e laureati cattolici della diocesi. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, nel 1940, con altri docenti del Seminario chiese di essere ammesso come cappellano militare nelle forze armate italiane. Venne inviato a Tripoli, in Libia, nel luglio 1941, finendo in prima linea negli scontri tra alleati e truppe italo-tedesche presso Tobruk. Ferito gravemente nel tentativo di portare in salvo un soldato morente, fu fatto prigioniero dagli inglesi e avviato in un campo di concentramento sul Canale di Suez. Con uno scambio di prigionieri rientrò in Italia il 5 aprile 1942 e riprese l’insegnamento, con altri impegni di cultura: conferenze a laici e preti, convegni e approfondimenti sul prossimo futuro (è suo un documento direttivo del 3 settembre 1943 sull’atteggiamento del clero di fronte ai rinascenti partiti politici). «Nessun partito clericale, ma salvaguardia delle libertà democratiche e dei primari valori morali», dalla caduta del regime fascista, nel luglio 1943, fino alla fine della sua presenza attiva nella società, è stato questo il suo messaggio di sacerdote e di intellettuale. ... leggi Proprio con il 1943, in quell’autunno di disfatta italiana, di «fine della patria» come venne chiamato quel mese di settembre, M. visse la sua stagione eroica e, come lui stesso dichiarò, «il tempo più esaltante del suo sacerdozio». Nel Friuli occupato dai nazi-tedeschi, che ne avevano fatto con l’Adriatisches Küstenland una provincia del Terzo Reich, convinse il clero a sostenere, appoggiare e favorire il movimento clandestino della Resistenza contro i tedeschi. Conoscendo bene le già esistenti formazioni partigiane comuniste, promosse e fece approvare dal Comitato di liberazione nazionale una formazione «alternativa e dirimpettaia» di resistenza in cui si ritrovano le altre forze politiche democratiche. Fu lui che a questa diversa e parallela resistenza diede il nome di Osoppo-Friuli, a ricordo dei moti risorgimentali del 1848 contro gli austriaci; fu lui che scelse sacerdoti collaboratori della Resistenza sia in pianura che in montagna dove operavano le divisioni osovane, mentre riservò per se stesso il ruolo di «cappellano capo». Diventò il consigliere dei comandanti militari partigiani, del clero diocesano, dello stesso arcivescovo Giuseppe Nogara. Ma la sua opera di promotore – per certi aspetti unica e determinante – della Resistenza osovana o “verde” (in antitesi con quella delle formazioni garibaldine o “rossa”) non ebbe alcun mandato dalla gerarchia ecclesiastica: fu una scelta squisitamente religiosa e nello stesso tempo politica autonoma, maturata nella comprensione del momento che l’Italia (e, per lui, il Friuli) stava vivendo. La Resistenza non ipotecata da ideologie, ma voluta come lotta al nazifascismo e riconquista delle libertà democratiche in Friuli deve a M. un riconoscimento di straordinario e nobilissimo protagonista. Dal luglio 1944 fino alla fine del conflitto, a maggio 1945, visse con le forze partigiane in clandestinità. Nel 1945 tornò all’insegnamento nei corsi teologici del Seminario maggiore udinese; fu delegato arcivescovile per l’Azione cattolica e le Opere cattoliche dal 1946 al 1955; direttore della Scuola cattolica di cultura dal 1955 al 1962; promosse (dal 1948 al 1953) la nascita della Casa esercizi del santuario della Madonna Missionaria a Tricesimo; nel 1962 su richiesta di alcune monache di clausura costruì, con pochi collaboratori, il primo convento delle carmelitane sul colle di Montegnacco; arrivò, dopo ricerche di anni, alla fondazione dell’Archivio storico dell’Osoppo-Friuli, catalogando migliaia di documenti di eccezionale valore. E dopo trentacinque anni si dimise dall’insegnamento, frequentò a Gerusalemme un corso di studi biblici e iniziò la sua nuova attività come vicepresidente del neonato (1970) Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione: ne divenne uno dei più autorevoli ricercatori, pubblicando, nei «Quaderni di storia contemporanea» dello stesso Istituto, contributi fondamentali per la storia della Resistenza con particolare attenzione alle formazioni osovane. Negli anni Ottanta si impegnò con traduzioni di testi biblici dall’ebraico in friulano (con il Cantico dei cantici, Gorizia 1980) e testi liturgici (Flôr de Bibie in te liturgie, prejeris de buinore, de sere, de gnot, Udine 1999). Notevole interesse suscitò poi, nel 1985, il suo lavoro La grafia della lingua friulana sulle problematiche dello scrivere in friulano. Nel 1950 (27 ottobre) fu decorato con la medaglia d’oro al valore militare e alla Resistenza; nel 1982 gli fu attribuito il premio Epifania. Per alcuni anni, nell’ultimo decennio del Novecento, volle farsi prete degli ultimi, servendo come cappellano nella parrocchia di S. Pio X, zona periferica udinese dove il vivere da preti era un’avventura di frontiera. Carico di anni e soprattutto di meriti non sempre riconosciuti, morì il 26 luglio 2002 e fu sepolto nel cimitero di Tarcento.
ChiudiBibliografia
F. CARGNELUTTI, Preti patrioti, Udine, AGF, 1947; G. ZARDI, La medaglia d’oro al v.m. ad un valoroso figlio del Friuli, «MV», 20 febbraio 1951; S. GERVASUTTI, La Stagione dell’Osoppo, Udine, La Nuova Base, 1981; S. SARTI, Osoppo avanti! Breve storia della brigata Osoppo, Udine, Pellegrini, 1985; L. RUOCCO, Per una biografia di don A. M.: un prete friulano tra Fascismo e Resistenza, t.l., Università degli studi di Venezia, a.a. 2000-2001; O. BURELLI, Aldo Moretti protagonista della “Resistenza verde” in Friuli, Udine, Federazione italiana volontari della libertà/Associazione partigiani Osoppo-Friuli, 2004.
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