Nacque a Cividale del Friuli nel 1883. Era figlio di Carlo, avvocato e scrittore (La Slavia italiana) – fratello di Guido, giornalista, critico musicale e uomo politico socialista –, e di Maria, sposata Vergani, madre di Orio Vergani, giornalista, e di Vera Vergani, attrice di grande successo. Nel 1905 la famiglia Podrecca si trasferì a Roma, dove il primogenito Guido divenne giornalista di fama e diresse il settimanale satirico «L’Asino». Anche Vittorio, laureatosi in giurisprudenza a Padova, si dedicò al giornalismo. Nel 1911 divenne direttore di periodici («Primavera», «L’Italia orchestrale») e fu nominato segretario del Liceo musicale di S. Cecilia. Appassionato sin dall’infanzia di spettacoli di marionette, come quelli realizzati a Cividale da Leone Reccardini (figlio di Antonio), nel 1914 P., con la collaborazione del marionettista Giovanni Santoro e di Luigi Fornaciari, creò a Roma un teatro stabile delle marionette, che debuttò nella Sala Verdi di palazzo Odescalchi. Nasceva così il Teatro dei Piccoli. Durante la prima guerra mondiale fu richiamato alle armi. Nel 1919 realizzò una struttura, con una cinquantina di marionette, che poteva essere ospitata all’interno di qualsiasi teatro ed essere trasferita da una città all’altra. Nel 1920 il Teatro dei Piccoli intraprese la prima tournée italiana. P. dedicava grande attenzione a tutti gli aspetti dello spettacolo, da quelli tecnici a quelli artistico-musicali. Privilegiava la messa in scena di opere liriche, convinto che «le marionette…, per il fatto di essere guidate da fili arieggianti le corde sonore, sono quasi strumenti musicali, intessute di sostanza melodica e sinfonica». Il genere verso il quale P. dimostrava più interesse era l’opera buffa del Settecento e dell’Ottocento, rivisitata con moderna sensibilità. L’eredità che P. raccoglieva da quelle messinscene, rispetto alle altre compagnie marionettistiche che agivano in Italia, concerne soprattutto l’aspetto musicale. ... leggi Egli fu il primo a stabilire che per le sue rappresentazioni vi fosse sempre un’orchestra completa, con cantanti professionisti che prestassero le loro voci alle marionette. P. conduceva un attento lavoro drammaturgico sui testi e si faceva coadiuvare, nella ricostruzione degli scenari e dei costumi, da scenografi e artisti che sarebbero diventati poi notissimi. Il Teatro dei Piccoli venne a costituire un centro di sperimentazione per molti esponenti del nuovo modo di intendere l’allestimento scenico e giocò quindi un ruolo fondamentale nella moderna scenografia italiana. Nel 1922 la compagnia di P. cominciò la prima tournée all’estero, riscuotendo un grandissimo successo a Parigi. Nel 1923 partì per l’America del Sud, e successivamente fu in Inghilterra, Spagna, America Centrale, Germania, Stati Uniti. Le tournée erano mirabilmente organizzate, anche dal punto di vista pubblicitario, e P. seppe dimostrare sempre qualità di abile direttore e oculato impresario. A Parigi nel 1929 gli venne conferita la Legion d’onore. All’estero le barriere linguistiche erano facilmente superate attraverso la selezione di un repertorio impostato quasi esclusivamente sul canto lirico italiano (universalmente conosciuto) e la preponderanza della pantomima sulla parola. Per ogni Paese e nazione P. creava una marionetta ad hoc. Quando, nel 1933, a Hollywood accolse la proposta di partecipare a un film, I am Suzanne, dove protagoniste fossero state le sue marionette, come riflesso diretto del mondo cinematografico diede vita alle caricature dei divi più celebri (Greta Garbo, Charles Chaplin, ecc.). Nel 1940, a causa del secondo conflitto mondiale, la compagnia fu costretta a lasciare gli Stati Uniti e, con l’aiuto finanziario di Arturo Toscanini, raggiunse il Sudamerica, dove rimase per undici anni, principalmente in Argentina, dove P. ricevette la medaglia d’oro dell’istruzione. In questo periodo infittiva l’interazione con le culture e le tradizioni locali, ideando la marionetta folcloristica e dando spazio alle danze e ai canti popolari. La lunga esperienza americana segnò un cambiamento nella sua opera, sia dal lato tecnico sia da quello dei contenuti. Vennero infatti perfezionati il sistema di diffusione delle voci dei cantanti e la sincronizzazione di luci, suoni, movimenti. Dal punto di vista dei contenuti, l’asse dello spettacolo fu spostato dalla sfera colta (riduzione di opere liriche o spartiti d’avanguardia) a temi mediati dal folclore o dall’attualità, alle imitazioni, ai numeri comici. Fu un cambiamento che però non condizionò le fondamentali caratteristiche di spettacolo d’arte del teatro di P.: rappresentazione poetica, raffinata stilizzazione, gusto del grottesco, del surreale, dell’ironia, interpretazione fantastica dei personaggi e delle situazioni. Nel 1951 il Teatro dei Piccoli rientrò in Italia e due anni dopo P. con la sua compagnia ritornò in Friuli, dove realizzò due spettacoli al Teatro Adelaide Ristori di Cividale e altri due al Puccini di Udine. Nello stesso anno P. ricevette la medaglia d’oro dell’istruzione. Nel 1955, mentre il grosso della compagnia era affidato al figliastro Carlo Farinelli, che realizzava tournée all’estero, P. continuò a organizzare spettacoli in Italia. Nel 1957 ottenne il premio Epifania. Giunto in Svizzera per alcune rappresentazioni, morì a Ginevra nel 1959. Il Teatro dei Piccoli, sotto la guida di Carlo Farinelli, continuò le sue rappresentazioni in vari Paesi, tra cui l’Unione Sovietica; ma, pochi anni dopo, gravi problemi finanziari, che già da tempo stavano rendendo difficile la vita della compagnia, determinarono la cessazione dell’attività. Dopo laboriose trattative, nel 1978 il materiale superstite (marionette, scene, spartiti) venne acquistato dalla regione Friuli Venezia Giulia allo scopo di riportare sulle scene le creature di P.
ChiudiBibliografia
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