TOMADINI FRANCESCO

TOMADINI FRANCESCO (1782 - 1862)

ecclesiastico

Immagine del soggetto

Francesco Tomadini, litografia di Alberto Prosdocimi su disegno di Antonio Dugoni, 1882 (Udine, Civici musei, Fototeca).

Nacque a Udine il 13 dicembre 1782 da Giovanni, agiato commerciante di stoffe, e Laura Favetti. Rimasto orfano di madre in tenera età, di gracile costituzione, T. ricevette, al pari dei suoi due fratelli, una rigorosa istruzione e un’educazione cristiana. Ebbe come istruttore di famiglia il sacerdote Domenico Degani, che contribuì a svelare le sue reali inclinazioni e a far emergere la sua vocazione religiosa. Pur contrariando le aspirazioni paterne, nel 1804 T. decise di recarsi al noviziato dei cappuccini in Bassano del Grappa, che tuttavia dovette lasciare poco dopo a causa delle non buone condizioni di salute. Grazie all’aiuto del suo maestro, condusse privatamente gli studi di scienze teologiche e nel 1808 poté coronare il sogno divenendo sacerdote in Udine, con la nomina di rettore della chiesetta del Cristo, dove rimase per quarantasette anni. Fin dal principio, la sua opera si caratterizzò per la grande dedizione e per la caritatevole attenzione che silenziosamente sempre riservò ai più poveri. Nei primi difficili anni della dominazione austriaca, caratterizzati da pessimi raccolti e da una carestia, che fecero di molto peggiorare le condizioni di vita della popolazione meno abbiente, T. si fece mendicante pur di andare in soccorso dei poveri e dei ragazzi orfani abbandonati. Non fu da meno nell’ancor più drammatico 1836, anno in cui il colera fece la sua comparsa in città, mietendo numerose vittime. Proprio per far fronte alle conseguenze dell’epidemia, in Udine venne costituita una commissione diocesano-comunale e a T. venne affidato il compito di occuparsi degli oltre trecento orfani registrati in città. Collocati in un primo momento presso buone famiglie udinesi, essi furono poi trasferiti in un locale dell’ospedale, dove venne creato un centro provvisorio, della cui direzione fu ovviamente incaricato T., nominato nel frattempo canonico onorario della cattedrale. ... leggi Di lì a poco, dato il rifiuto dell’ospedale di prolungare quell’accoglienza, si adoperò energicamente per trovare una nuova sistemazione. Il che avvenne nel gennaio 1842, quando, vincendo non poche resistenze, gli orfani vennero trasferiti nell’ex convento di S. Agostino (via Pracchiuso), edificio tutt’altro che accogliente, ma che il sacerdote seppe rendere ospitale e funzionale allo scopo, grazie agli aiuti raccolti mendicando. Nel 1847 il convento venne trasformato in caserma e T. riuscì a ottenere il trasferimento presso l’appena costruita Casa di ricovero. Tuttavia anche tale sistemazione fu provvisoria e nel 1851 gli orfani furono nuovamente affidati alle cure di buone famiglie udinesi, cui T. non fece mai mancare assistenza. Nei cinque anni successivi profuse ogni sforzo alla ricerca di una soluzione definitiva. Così, nel 1852, dopo aver ottenuto l’appoggio delle autorità civili ed ecclesiastiche e aver raccolto la somma necessaria, T. acquistò un ampio locale sito in borgo di Treppo (attuale via Tomadini) e, dopo quattro anni di lavori, nel 1856 poté finalmente inaugurare l’Ospizio degli orfanelli, cui sarebbe restato sempre inscindibilmente legato il suo nome e a cui dedicò gli ultimi anni della sua vita. Tra le altre opere portate a termine da T. va segnalata la costruzione del nuovo convento per i cappuccini: una non facile impresa, iniziata nel 1827 e ultimata quattro anni dopo, che egli seppe affrontare con grande determinazione e per la quale si fece apprezzare per la notevole capacità organizzativa. Nel 1838 fu insignito dal vescovo Lodi della dignità canonicale per i suoi meriti umanitari ed educativi; nel 1857 fu decorato da Francesco Giuseppe dell’onorificenza di cavaliere dell’ordine imperiale. T. accolse questi titoli con riluttanza, continuando a questuare per i suoi orfani. Morì a Udine il 30 dicembre 1862.

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Bibliografia

[L. BELLINA - I. DONATO], Il Tomadini e la sua opera, Udine, Tipografia dell’Istituto Tomadini, 1957; S. PORISIENSI - G. ZARDI, Il Tomadini, Udine, Chiandetti, 1983.

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