FERUGLIO EGIDIO

FERUGLIO EGIDIO (1897 - 1954)

geologo, docente universitario

Immagine del soggetto

Egidio Feruglio in un ritratto dello studio Pignat (Udine, Civici musei, Fototeca).

Nacque a Feletto Umberto (Tavagnacco) il primo settembre 1897. Compì i suoi studi liceali a Udine insieme con Ardito Desio e Lodovico di Caporiacco. Fin da ragazzo, frequentò e partecipò attivamente alla Società alpina friulana e al Circolo speleologico ed idrografico friulano di Udine, dove Giovanni Marinelli e poi suo figlio Olinto, assieme con Arrigo Lorenzi e Francesco Musoni, «dirigono il gruppo scientifico seguendo uno a uno i giovani studiosi, adattando a ciascuno un piano di formazione e un’idea di scienza geografica secondo cui sono irrinunciabili osservazione diretta e descrizione minuta», scrive Francesco Micelli. Nell’ambito delle due benemerite istituzioni udinesi, i giovani studiosi friulani come F., ma anche Desio e di Caporiacco, furono seguiti inoltre da Michele Gortani, Giuseppe Feruglio e Giovanni Battista De Gasperi, che rappresentarono le figure intermedie tra i grandi maestri e gli allievi, quasi dei fratelli maggiori, per quanto riguarda legami personali ed esempio scientifico. Il Circolo speleologico promosse l’esplorazione sistematica delle grotte friulane: F. visitò tutti i luoghi raggiungibili in bicicletta nell’arco di una giornata. «Il rigore con cui E. F. raccoglie i suoi appunti e la cura con cui riassume in spaccati e schizzi le situazioni che l’esplorazione gli offre, sembrano derivare direttamente dalle raccomandazioni di De Gasperi» osserva Micelli. ... leggi Dal 1913 al 1919 F. pubblicò otto brevi articoli sulla rivista «Mondo Sotterraneo» e uno su «In Alto». Note e recensioni integrarono, dal 1912, la prima produzione scientifica di F.: si tratta di una ventina di note, di altrettante recensioni, che sono ospitate dalle stesse riviste con analoga preferenza per l’organo del Circolo speleologico. «L’appropriazione del mondo sotterraneo friulano procede più spedita della ricognizione alpina perché il circolo è più compatto, più motivato scientificamente», aggiunge Micelli. Iscrittosi all’Università di Firenze, ove insegnava Olinto Marinelli e dove già studiava Giovanni Battista De Gasperi, fu chiamato al fronte. Compì il suo dovere nella prima guerra mondiale come ufficiale degli Alpini meritandosi una medaglia d’argento. Si laureò quindi in geologia con Carlo De Stefani il 31 luglio 1920 nello stesso giorno di Desio. Olinto Marinelli e poi Giotto Dainelli e Michele Gortani seguirono le scelte accademiche e il percorso professionale di F. anche dopo la laurea. La fiducia dei maestri fu corrisposta dal giovane allievo, che si consultava con loro sulle scelte «degli studi e della vita». F. ottenne prontamente un posto come assistente naturalista alla Stazione chimico-agraria sperimentale di Udine (1920-1922). Dal 1922, chiamato da Michele Gortani, ricoprì il posto di assistente di geologia nell’Università di Cagliari fino al 1925. La produzione di F. tra 1920 e 1926, tra l’anno della laurea e l’anno in cui morì Olinto Marinelli, raggiunse livelli di eccellenza. Tra le monografie friulane geologiche e geografiche del periodo vanno segnalate soprattutto I terrazzi della pianura pedemorenica friulana (1920), Le Prealpi fra l’Isonzo e l’Arzino (1924-1925) e La zona delle risorgive del Basso Friuli fra il Tagliamento e la Torre. Descrizione geologica e idrologica (1925). Nel novembre 1924, F. ricevette l’invito del geologo marchigiano Guido Bonarelli a recarsi a lavorare in Argentina. Bonarelli era giunto nella nazione latinoamericana nel 1923 e aveva assunto la direzione della Divisione geologia della Dirección general de Yacimientos Petrolíferos Fiscales (YPF), cioè dell’impresa demaniale del petrolio sorta nel giugno 1922 per coordinare le ricerche di idrocarburi in tutto il Paese. L’arrivo di Bonarelli a YPF diede avvio al potenziamento ed ampliamento della Divisione frutto della necessità di esplorare geologicamente il territorio argentino con lo scopo di individuare aree di sfruttamento petrolifero. Bonarelli propose alla direzione di YPF di chiamare oltreoceano una serie di giovani geologi italiani ai quali in patria era allora difficile l’inserimento in ambito accademico. Egli propose per primo il geologo friulano. F. accettò l’offerta argentina, incalzato anche dalle obiettive difficoltà di entrare stabilmente nell’ambito universitario. Il 23 gennaio 1925 la Commissione amministrativa di YPF nominò F. geologo aiutante con un contratto triennale: egli giunse a Buenos Aires il primo aprile successivo. Il 22 maggio, il direttore generale di YPF, generale Enrique Mosconi, affidò a F. il ruolo di responsabile capo della sezione geologia del giacimento di Comodoro Rivadavia nella provincia del Chubut in Patagonia. I compiti affidatigli erano quelli relativi alla sorveglianza delle perforazioni petrolifere in corso e allo studio di eventuali altre possibilità di sfruttamento del minerale nella regione di Comodoro Rivadavia. Fino al suo rientro in Italia, nel 1928, F. realizzò numerosi viaggi di studio e rilevamenti geologici volti alla ricerca di petrolio. Nell’inverno australe del 1925, visitò la regione petrolifera subandina del nord nelle province di Salta e Jujuy, ai confini con la Bolivia, zona già percorsa dal Bonarelli un decennio prima. Tra il dicembre del 1925 e il gennaio del 1926 fu nei giacimenti petroliferi di Cacheuta e della zona di Tunuyán nella provincia di Mendoza; nei successivi mesi di febbraio, marzo e aprile percorse la regione a sud del lago Nahuel Huapi nella provincia di Río Negro, dedicando particolare attenzione al giacimento petrolifero di Ñirihuau. Lunghe visite di studio effettuò nel 1925, e poi nel 1927, nella zona del Golfo de San Jorge, nelle province di Chubut e Santa Cruz, assieme ai colleghi di YPF. Nel 1928, F. effettuò una serie di indagini nella regione a ovest della Cuenca de Sarmiento, nella Sierra de San Bernardo e nella Sierra del Castillo. Per alcuni mesi egli lavorò presso la Direzione generale, dove gli furono affidate mansioni di ricerca e sfruttamento dei giacimenti petroliferi di Comodoro Rivadavia e Plaza Huincul. F. rientrò in patria nell’ottobre 1928 e ritornò in Argentina nell’aprile 1929 assieme alla moglie Aurelia Magrini, carnica di Luint di Ovaro, donna forte e di carattere schietto, con la quale aveva contratto matrimonio il 9 ottobre dell’anno precedente. Il soggiorno in patria e il diretto interessamento dell’amico Michele Gortani non avevano dissipato i timori e le incertezze sulle effettive possibilità d’inserimento nell’università italiana. Non è azzardato supporre, inoltre, che la scelta dell’Argentina avesse comportato valutazioni di tipo politico, un rifiuto a trattenersi in Italia, dove i propri famigliari, residenti a Feletto, avevano subito e subivano violenze e ingiustizie, perché contrari al fascismo. In Argentina, F. poteva contare sulla proroga ancora per tre anni del contratto di lavoro presso la Direzione generale di YPF. In questa seconda fase lavorativa in terra argentina, come geologo capo di due delle quattro campagne esplorative nelle province di Salta e Jujuy (Comisión geológica del Norte), F. ripercorse nuovamente (1929-1931) la regione petrolifera subandina del Nordovest dell’Argentina, individuando i primi pozzi, successivamente perforati da YPF, che condussero alla scoperta dei giacimenti della Mina República Argentina, Río Pescado, Campo Durán e soprattutto del ricco giacimento di Tranquitas. Nel mese di maggio 1930 gli fu affidata la direzione della Commissione geologica del Golfo di San Jorge. Su invito di padre Alberto M. De Agostini, prese parte come naturalista alla spedizione organizzata dal salesiano piemontese nella regione del Lago Argentino: l’obiettivo del viaggio di esplorazione era quello di compiere la traversata della catena di spartiacque e il riconoscimento della struttura orografica e delle condizioni della glaciazione nell’uno e nell’altro versante della Cordigliera. Tra dicembre 1930 e aprile 1931 egli realizzò rilevamenti e studi geologici nella regione intermedia fra il ghiacciaio Moreno (Lago Argentino) e il ghiacciaio Viedma (Lago Viedma), cioè nel tratto della Cordigliera principale situato all’altezza del Brazo Norte del Lago Argentino, ai due lati del cinquantesimo parallelo. I risultati di quei rilevamenti e di quelli che F. successivamente fece per conto proprio, nel marzo del 1936 e 1937, sono raccolti in una ricca monografia pubblicata nel 1944 dall’Accademia nazionale delle scienze di Cordoba. Di grande importanza è stata la partecipazione di F. a quel programma di esplorazione e di studio, se padre De Agostini nella prefazione alla sua opera Ande Patagoniche del 1949, segnalava che «un notevole contributo alla maggior conoscenza della regione confinante coi laghi Argentino e Viedma, fu apportato anche dal dott. Egidio Feruglio, allora geologo dei Giacimenti petroliferi fiscali dell’Argentina, il quale nell’estate del 1930-1931 fece parte di una mia spedizione nelle Ande». Tra aprile 1932 e aprile 1934, F. e la moglie Aurelia furono in Italia. Durante questo periodo, egli si dedicò, presso l’Istituto di geologia dell’Università di Bologna, diretto da Michele Gortani, allo studio degli abbondanti materiali raccolti in Argentina e pubblicò una serie di lavori che gli valsero la libera docenza in geologia ed un incarico d’insegnamento in paleontologia agli studenti di scienze naturali di Bologna. Non rinunciò, tuttavia, a compiere alcune escursioni di studio nelle Alpi friulane. Nelle intenzioni del geologo, il rientro in patria avrebbe dovuto assumere carattere definitivo; tuttavia dovette rimandare di quasi quindici anni «la segreta speranza di poter riprendere, in un giorno non lontano, la carriera della scienza nella patria nostra», come scrisse il 22 settembre 1935 in una lettera ai parenti in Friuli. La mancata adesione al Partito nazionale fascista gli impedì il sicuro accesso all’università italiana: F., anticipando i numerosi intellettuali e professori italiani di religione ebraica che il fascismo avrebbe messo al bando dopo la promulgazione delle leggi razziali nel 1938 e che avrebbero raggiunto proprio l’Argentina, confermò, con la sua scelta, le profonde convinzioni di libertà intellettuale, l’integrità morale e l’alta rettitudine personale. L’allontanamento dall’Italia si ripropose quindi nel 1934: con la moglie Aurelia e la piccola figlia Anna Eugenia partirono dal porto di Trieste il 5 aprile sulla nave Neptunia. In Argentina F. fu di nuovo accolto dall’azienda demaniale YPF che, nel mese di aprile 1934, lo assunse in qualità di geologo. Il 10 novembre dello stesso anno gli fu affidata la direzione del gruppo esplorativo del Sud, dal quale dipendeva direttamente l’ufficio di Comodoro Rivadavia e il cui compito era quello di individuare possibili aree petrolifere a sud del fiume Negro. Nel corso di questi anni, egli realizzò numerose campagne di rilevamento geologico, soprattutto nella zona del Lago Argentino e in un lungo tratto della Cordigliera australe. Nella seconda metà del 1937, F. passò alla Direzione generale di Buenos Aires con mansioni esplorative e di ricerca nelle province di Corrientes, di Mendoza e nella Patagonia. Dal 1937 fino al 1940, ebbe anche l’incarico di capo del gruppo geologico del Golfo de San Jorge. Nell’arco dei quasi quindici anni trascorsi da F. alle dipendenze di YPF, egli elaborò più di trenta Relazioni geologiche (inedite) delle zone visitate durante le campagne esplorative che, nonostante avessero come scopo l’eventuale individuazione di aree adatte allo sfruttamento di idrocarburi, rappresentano un supporto prezioso alla conoscenza geologica del territorio argentino. Nel mese di aprile del 1940 F. ricevette dal rettore pro tempore dell’Università di Cuyo (Mendoza), Edmundo Correas, l’offerta della cattedra di geologia agraria e della direzione dell’Istituto del petrolio. Quest’ultimo, da cui sorse la Facoltà d’ingegneria, era nato il 3 aprile 1940, appena pochi mesi dopo la costituzione dell’Università, avvenuta nel marzo 1939. F. accettò la proposta, consapevole che quella sarebbe stata, probabilmente, l’ultima tappa della sua esperienza argentina. Occupò la direzione dell’Istituto del petrolio dal 16 marzo 1941 al 31 maggio 1947, ricoprendo nello stesso periodo le cattedre di mineralogia e geologia, pedologia, geologia strutturale e del petrolio, petrologia e geologia stratigrafica strutturale e di geologia e lavori pratici nella Scuola d’ingegneria di San Juan. Rappresentando l’Università di Cuyo, fu delegato al Congreso industrial minero argentino di San Juan, e al I e II congresso panamericano d’ingegneria mineraria e geologia, celebrati rispettivamente a Santiago del Cile nel 1942 e a Petropolis-Rio de Janeiro nel 1946. Agli anni trascorsi a Mendoza risalgono alcuni dei principali lavori di sintesi sulla geomorfologia del territorio argentino e in special modo della Patagonia, frutto delle sue ricerche decennali. Del 1944 è il volume Estudios geológicos y glaciológicos en la región del Lago Argentino (Patagonia) (Expedición Alberto M. De Agostini 1930-1931), pubblicato dall’Academia nacional de ciencias. A due anni più tardi, invece, risale il ponderoso lavoro Los sistemas orográficos de la Argentina, quarto tomo della collana “Geografía de la República Argentina” pubblicata dalla Sociedad argentina de estudios geográficos: costituisce una delle più importanti descrizioni fisiografiche dell’Argentina. Il più imponente lavoro sulla geologia patagonica, la Descripción geológica de la Patagonia, opera in tre volumi per un totale di 1.114 pagine, pubblicata dal Ministerio de industria y comercio de la Nación e dalla Dirección general de YPF, anche se vide la luce tra 1949 e 1950, fu in gran parte, come osserva F., risultato delle elaborazioni compiute a Mendoza tra 1940 e 1945, e rappresenta una specie di sintesi dell’impegno scientifico e della ricerca esplorativa di F. nell’ambito dell’azienda demaniale del petrolio. Anche il Mapa geológico de la región Oeste del meridiano 62°, entre los paralelos 32° y 42° e la Carta Geológico-Económica de la República Argentina. Hoja 40 b. San Carlos de Bariloche. Territorio Nacional de Río Negro risalgono rispettivamente al 1943 e al 1947, vale a dire al periodo in cui F. si trovava a Mendoza. F., la moglie Aurelia e i figli Anna Eugenia e Arturo (nato a Comodoro Rivadavia nel 1935) rientrarono in patria nell’estate del 1948. Il geologo si avvalse della disposizione del Ministero della pubblica istruzione secondo la quale tutti i concorsi universitari espletati dopo il 1933 sarebbero stati soggetti a revisione quando fosse stato presentato ricorso da parte degli esclusi per ragioni politiche e razziali. Nell’autunno del 1949, con un giudizio molto lusinghiero, la commissione esaminatrice assegnò a F. la cattedra di geologia presso l’Università di Torino (con anzianità dal primo dicembre 1933). La chiusura della tormentata vicenda accademica, la fine delle vessazioni subite per lunghi anni, donarono a F. un periodo di serenità troppo breve. La tragica e del tutto inattesa morte del figlio diciassettenne Arturo, nel novembre 1952, compromise seriamente salute e animo dell’insigne geologo friulano, che l’anno successivo lasciò Torino per trasferirsi a Roma. Affranto dal dolore, F. scomparve prematuramente a Udine il 4 luglio 1954. Dalla sua laurea, ottenuta nel 1920, fino al rientro definitivo in patria, F. trascorse oltre vent’anni in Argentina, appena sette in Italia. Senza contare i quasi trenta resoconti presentati durante il periodo lavorativo presso YPF, più di sessanta lavori illustrano il suo contributo alla conoscenza geologica dell’Argentina. Allo stratigrafo della Patagonia, come fu definito F., l’Argentina dedicò il Museo paleontologico di Trelew, la Biblioteca della Facoltà d’ingegneria dell’Università di Cuyo, il premio in sedimentologia dell’Accademia nazionale delle scienze. Nel cinquantesimo anniversario della Asociación geológica argentina, nel 1995, la comunità geologica di quel paese fece infine erigere una lapide commemorativa: con altri diciannove studiosi F. fu riconosciuto come uno dei «grandi maestri della Geologia Argentina». L’impegno inteso come doveroso contributo al progresso della conoscenza scientifica, la passione per lo studio e l’etica del lavoro, l’amore per la famiglia e l’onestà personale, ma soprattutto i rigorosi valori morali che segnarono ogni decisione della sua vita, fecero di F. un uomo esemplare.

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Bibliografia

M. GORTANI, La vita operosa di Egidio Feruglio, in Atti del I convegno friulano di scienze naturali (Udine, 4-5 settembre 1955), Udine, Del Bianco, 1957, 1-16; Egidio Feruglio. L’attività scientifica e gli altri doveri verso la Patria (1897-1954). Atti della giornata di studio nel centenario della nascita (Feletto Umberto, 24 aprile 1997), a cura di J. GROSSUTTI, Feletto Umberto, Comune di Tavagnacco, 1997 (con una completa bibliografia delle opere di F.); Egidio Feruglio. Scritti di geografia e geologia. I, La prima attività scientifica (1912-1926), a cura di F. MICELLI - F. VAIA, Tavagnacco, Comune di Tavagnacco, 2000; Lettere per l’Argentina a Egidio Feruglio (1945-1946), a cura di B. AGARINIS MAGRINI, Tavagnacco, Comune di Tavagnacco/Ribis, 2006; Egidio Feruglio. Patagonia e Terra del fuoco, a cura di J. GROSSUTTI, Udine, Forum, 2010.

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