PICCO ANTONIO

PICCO ANTONIO (1828 - 1897)

patriota, pittore, critico d’arte, pubblicista

Immagine del soggetto

Ritratto del pittore Antonio Picco, olio su tela di Giovanni Battista Sello, 1864 (Udine, Civici musei).

Nacque a Udine il 31 agosto 1828, come risulta dal registro dei battesimi della parrocchia di S. Quirino. La sua formazione si deve al pittore Giovanni Mattioni, che teneva dei corsi di disegno per i giovani che volevano dedicarsi all’arte. Fu conquistato dagli ideali d’indipendenza d’Italia, partecipando attivamente ai moti del 1848 che lo videro combattere sulle barricate di Udine, Palmanova ed infine Venezia, dove fece parte della legione friulana, 1° battaglione, 3a compagnia fucilieri agli ordini del capitano Trojer. Rientrato, verosimilmente, a Udine nel settembre del 1849, P. rimase sempre uno strenuo difensore degli ideali patriottici, che sostenne con i suoi scritti e con un profondo impegno sociale. Nel 1866 fu tra i fondatori della Società operaia di mutuo soccorso di Udine, ricoprendo la carica di consigliere ed entrando a far parte della rappresentanza del consiglio stesso in qualità di direttore, insieme a Giovan Battista De Poli e Antonio Dugoni. Alla sua personale adesione agli eventi del Risorgimento nazionale si ricollega l’esecuzione della tela raffigurante la Difesa di Porto Marghera (1850 ca., Udine, Civici musei), fatto storico legato ai moti rivoluzionari e all’assedio di Venezia da parte delle truppe austriache nel 1848-1849. L’opera, di interesse documentario, è in rapporto con due disegni del pittore conservati nella stessa sede museale e datati 1848, che propongono altrettanti episodi dell’assedio del forte veneziano, ripresi dal vero ed in seguito utilizzati per portare a compimento il dipinto. P. aveva mutuato tale procedimento, tipico del naturalismo romantico ottocentesco, dal rapporto con artisti come Ippolito Caffi, conosciuto e frequentato durante i moti risorgimentali del 1848-1849 a Palmanova e Venezia, e come l’amico Giovan Battista Benardelli di Cormons (Gorizia), pittore che, dopo una prima formazione compiuta a Graz e all’Accademia di belle arti di Vienna, aveva avuto modo di entrare in contatto con la scuola paesaggistica di Barbizon in Francia. ... leggi In questa prospettiva deve essere interpretata tutta la copiosa produzione pittorica di P., noto in ambito locale sia per la sua attività di decoratore che per i suoi quadri di paesaggio, realizzati a cavalletto o inseriti a completamento dei suoi cicli ornamentali. I suoi esordi in questo campo vanno presumibilmente rintracciati, nel corso degli anni Cinquanta, nella decorazione di due salette al piano nobile di palazzo de Brandis a Udine, caratterizzate da un attardato gusto neoclassico, cui si associano, in un ambiente del piano inferiore, quattro Paesaggi ad olio su muro. Allo stesso torno di tempo deve essere fatta risalire l’esecuzione di altri tre Paesaggi ancora presenti in una sala di villa de Brandis a San Giovanni al Natisone (Udine), che dovevano essere parte di una più ampia decorazione oggi scialbata. Contraddistinte da stilemi neobarocchi appaiono invece le ornamentazioni di un salottino di palazzo Locatelli a Cormons che inquadrano quattro Paesaggi di matrice romantica, databili verso il 1860. Dell’intensa attività pittorica di quegli anni rimane spesso solo la testimonianza documentaria, come nel caso dei dodici dipinti che P. presentò all’Esposizione provinciale artistico-industriale svoltasi a Udine nel 1868. Al 1872 si colloca cronologicamente il ciclo ornamentale di villa Sabbadini-Truant a Provesano di San Giorgio della Richinvelda (Udine), che si completa di due vedute raffiguranti Napoli vista da Capodimonte e Il golfo di Palermo e di quattro paesaggi in riferimento alle Stagioni. Di poco successivi sono, invece, i due Paesaggi, ricordati nel 1878 da Mosè Saccomani, a palazzo Desia-Tomasoni di Udine, mentre risalgono al 1876 i lavori eseguiti in palazzo Moisesso-Liruti-Biasutti a Udine che si orchestrano nel comparto decorativo del salone al piano nobile. Al centro del soffitto si apre un tondo in cui compare una figura allegorica rappresentante la Storia o più probabilmente la Provincia del Friuli, a cui lo storico Gian Giuseppe Liruti – il cui nome compare in un cartiglio ai piedi della donna – aveva dedicato buona parte dei suoi studi, alla fine del secolo precedente. Ai quattro angoli, tra ornamentazioni di gusto eclettico, sono raffigurati i ritratti di altrettanti esponenti di spicco della nobile famiglia udinese, tra cui si annoverano lo storico Gian Giuseppe e il discendente, nonché committente delle opere, Giuseppe. Sulle pareti laterali si aprono due paesaggi: l’uno presenta uno scorcio della bassa pianura friulana e l’altro una Veduta del castello di Villafredda presso Tarcento, di cui i Liruti erano proprietari. A quell’epoca e al pennello di P. dovrebbero risalire anche le ornamentazioni presenti in alcune sale del piano nobile di questo castello, comprendenti una serie di ariosi paesaggi stilisticamente affini ai modi dell’artista, benché attualmente di difficile lettura in quanto bisognosi di restauro. Sono attribuite all’artista, inoltre, le decorazioni di un salottino in un’abitazione di palazzo Lovaria a Udine in cui un grande paesaggio si estende all’intero ambiente trasfigurandolo idealmente oltre i limiti architettonici. Da quel momento il pittore mostrò di voler abbandonare la decorazione per dedicarsi esclusivamente alla pittura da cavalletto. Nel 1883 prese parte all’Esposizione provinciale organizzata a Udine con dieci quadri di paesaggio, ma anche quest’attività andò lentamente esaurendosi per lasciare il posto a quella di pubblicista, avviata nel corso degli anni Settanta sui quotidiani più diffusi in città: il «Giornale di Udine» e «La Patria del Friuli». Questi materiali sono oggi raccolti, in buona parte, nella miscellanea Scritti vari con indice (1881-1896), conservata in copia unica presso la Biblioteca civica di Udine. La sua attività di pubblicista iniziò nel 1878 con la collaborazione all’opuscolo, dato alle stampe da Mosè Saccomani, Il Ristauro della Loggia comunale di Udine e gli artisti friulani (Note Critico-Biografiche), scritto di denuncia e polemica con le scelte operate dagli amministratori che avevano presieduto ai lavori di restauro del palazzo municipale cittadino, semidistrutto da un incendio due anni prima. Al 1882 risale la pubblicazione del volumetto Ricordi popolari dal 23 marzo 1848 fino al 1882 intorno a Giacomo Grovich e ad altri distinti patrioti e cittadini udinesi con allusione al voto elettorale, a cui fecero seguito, due anni dopo, i Ricordi popolari dal 1820 al 1866. Nel 1886 entrò a far parte del comitato esecutivo per il Monumento a Giuseppe Garibaldi che, portato a compimento da Guglielmo Michieli, fu inaugurato, nella omonima piazza cittadina, il 29 agosto di quell’anno. Per l’occasione P. curò il numero unico Giuseppe Garibaldi, interamente dedicato alle imprese dell’eroe dei due mondi. P. morì all’ospedale civile di Udine il 15 giugno 1897. Presso i Civici musei cittadini se ne conserva un ritratto, eseguito dal pittore Giovanni Battista Sello nel 1864.

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Bibliografia

E. BARTOLINI - G. BERGAMINI - L. SERENI, Raccontare Udine, vicende di case e palazzi, Udine, Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, 1983, passim; V. GRANSINIGH, Antonio Picco (1828-1897), pittore di paesaggio a Udine, «Sot la nape», 45/4 (1993), 29-40; EAD., Antonio Picco (1828-1897), pittore decoratore udinese: progetti e realizzazioni, «Archeografo triestino», s. IV, 56 (1996), 561-586; EAD., Antonio Picco e la memoria “patria” degli artisti friulani, in Età Restaurazione, 55-63.

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