PORCIA (DI) GIROLAMO IL VECCHIO

PORCIA (DI) GIROLAMO IL VECCHIO (1531 - 1601)

ecclesiastico, storico

Figlio di Venceslao, avvocato, filosofo e letterato (sepolto nella cappella del Cristo del duomo di Padova) e di Lucrezia Martinengo, G. nacque a Porcia nel 1531. Ebbe come fratelli Ascanio, unitosi in matrimonio con Taddea di Colloredo, Cesare, morto durante l’assedio di Siena, Alfonso, padre del vescovo e nunzio Girolamo “il Giovane”, e Negra, sposata anche lei con un membro della famiglia Martinengo di Brescia, Silvio. Molto probabilmente ricevette la prima formazione di stampo letterario in Friuli, per poi continuare gli studi al di fuori della Patria fino all’assunzione dello stato clericale. Recatosi abbastanza presto a Roma, proseguì la sua formazione al seguito del cardinale Uberto della Gambara, parente della madre Lucrezia. Tra il 1556 e il 1558 il suo nome, insieme con quello del fratello Alfonso, compare in alcuni documenti relativi ad una lite intercorsa fra i due e il conte Silvio di Porcia, vertente quasi certamente su questioni patrimoniali e giurisdizionali. Il 14 marzo 1564, poco più che trentenne, ottenne per decreto del Senato romano il patriziato per sé e nipoti, a riconoscenza del suo valore e dei suoi servigi, entrando così ancora più profondamente nell’ambiente romano. Ambiente che dovette però temporaneamente lasciare pochi anni dopo, tra il 1566 e il 1567, per rientrare dapprima a Venezia e poi in Friuli, «essendomi state – come rivela lo stesso G. – per malignità de particolari sotto coperta dell’interesse pubblico, turbate quelle facoltà, le quali già da 150 anni furono acquistate dai miei antecessori». I conflitti giurisdizionali gli lasciarono tuttavia il tempo di mettere mano ad una delle opere più importanti del Friuli dell’età moderna, quella Descrizione della Patria del Friuli che tanta parte rivestì nell’avviare una riflessione storiografica sulla Patria sia dal punto di vista civile, politico e amministrativo, che da quello sociale, economico e geografico. ... leggi Rientrato dapprima a Roma, dopo essere stato nominato da papa Pio V ciambellano nonché cameriere segreto, venne inviato a più riprese, all’incirca tra il 1570 e il 1573, alla corte dell’arciduca Carlo a Graz in qualità di nunzio papale. Tale incarico, del quale non si conoscono i termini precisi del mandato, più che ad una nunziatura stabile fa pensare ad una serie di incarichi temporanei per la risoluzione di questioni particolari, in un periodo segnato dalla lotta serrata contro la diffusione delle idee eterodosse e delle correnti protestanti. Nei primi mesi del 1571, nella stessa città di Graz, si trovava anche Bartolomeo di Porcia, abate di Moggio, investito lui pure di una missione temporanea, il quale successivamente, a partire dal 1573, sarebbe stato nominato nunzio “ad partes Germaniae”. La compresenza, nel medesimo periodo e negli stessi luoghi, di due rappresentanti papali, entrambi provenienti dalla famiglia Porcia, peraltro nella stessa sede che sarebbe stata in seguito occupata stabilmente per alcuni anni da Girolamo di Porcia “il Giovane”, ha indotto una certa difficoltà nella separazione delle varie carriere e nell’identificazione dei diversi incarichi affidati ai tre Porcia. Certo è che tutti e tre, sia G. sia Bartolomeo, sia in seguito Girolamo “il Giovane”, furono a più riprese incaricati di nunziature, più o meno stabili e durature, in terra austriaca e tedesca. Per quanto riguarda G. ulteriori indizi ricavabili dalle lettere di Paolo Tiepolo, ambasciatore veneziano a Roma, ci rivelano come a partire dal biennio 1573-74 egli dovette risiedere abbastanza stabilmente a Roma, al servizio diretto di papa Gregorio XIII (1572-85) e dei suoi successori. Alcune notizie lo vogliono, tra gli anni Ottanta e Novanta del Cinquecento, nunzio pontificio in Francia, Svizzera e nuovamente in Germania (Paschini). Esse però non trovano riscontro certo nei documenti, salvo una breve indicazione, contenuta in un elenco di nunzi apostolici in Svizzera, ove si legge: «Hieronimus comes Purliliarum, dictus de Porcia, nuncius extraordinarius anno 1595 Lucernae ad tempus moram trait». Riferimento che peraltro può essere attribuito sia a G., sia al suo omonimo nipote. Morì a Padova il 4 giugno 1601. Il suo nome è legato principalmente alla stesura della Descrizione della Patria del Friuli, redatta nel 1567 ed edita postuma solamente nel 1897. Lo scritto è dedicato dallo stesso G. al vescovo di Nicastro, Giovanni Antonio Facchinetti, prelato nato nel 1519, originario di una nobile famiglia bolognese. Legato profondamente al P., con il quale era entrato in relazione durante un soggiorno romano, costui aveva preso parte al concilio di Trento, per poi passare a Venezia, come legato di Pio V, successivamente a Gerusalemme, in qualità di patriarca e cardinale del titolo dei Ss. Quattro Coronati, ed infine di nuovo a Roma, ove alla morte di Gregorio XIV venne eletto al soglio di Pietro, assumendo il nome di Innocenzo IX. La lettera dedicatoria dello scritto, datata 29 settembre 1567 ed inviata al vescovo da Ragogna, castello e feudo della famiglia Porcia, rivela da un lato come sia stato lo stesso Facchinetti a richiedere a G. una descrizione del Friuli che lo aiutasse a compiere con maggior cognizione di causa il suo lavoro di legato a Venezia, dall’altro indica l’obiettivo principale dello scritto, vale a dire la offerta di un compendio dettagliato de «il sito, confini, costumi, ed il modo del governo della Patria del Friuli, la qualità delli luoghi, ed abitanti in essi, con l’utilità di quello ne cava il Serenissimo Dominio, e la spesa, che sua Serenità fa nel mantenerla, governarla, e diffenderla, e finalmente ogni altra sua circostanza, e condizione». In realtà, l’opera fornisce una raccolta di dati ben più ampia di quella prospettata nella lettera dedicatoria, riuscendo ad affrontare e a descrivere abbastanza dettagliatamente e, soprattutto, per la prima volta in modo così esteso e compiuto, una serie di questioni giurisdizionali, amministrative, politiche, economiche, sociali, nonché notizie relative alla posizione geografica e alle condizioni ambientali della regione friulana. L’area presa in considerazione è quella del Friuli veneto, con qualche accenno anche ai territori soggetti alla casa d’Austria e al rapporto fra questi ultimi e la compagine veneta. Ad una prima descrizione generale introduttiva, contenente le indicazioni di massima sulla situazione economica, sociale e amministrativa del Friuli, a cui si aggiunge una ricostruzione delle istituzioni del governo e della rappresentanza territoriale, con particolare attenzione al Parlamento della Patria, fa seguito un’analisi più particolareggiata delle componenti di rilievo politico presenti sul territorio. L’elenco dei vari capitoli, abbazie, monasteri, feudi, giurisdizioni, castelli e comunità è stilato con il proposito di fornire da un lato un’indicazione succinta delle giurisdizioni feudali attive e delle rispettive ville ad esse soggette, con una ricostruzione storica dell’affermazione dell’istituzione parlamentare stessa, dall’altro una valutazione del peso economico, demografico e sociale che ogni singola componente aveva nell’ambito della Patria. Una particolare attenzione è riservata alle ville-comunità di Cividale e Udine, con la significativa specificazione che quest’ultima, nonostante ospitasse sia il luogotenente che il vicario patriarcale, non era città «per non essere forte (ossia fortezza), e perché non ha Vescovo». L’opera nel suo complesso, come ha sottolineato Giuseppe Trebbi, rivela oltre ad un intento statistico-descrittivo anche la volontà di fissare per iscritto quell’ideale legame diretto con il passato, testimoniato dalla rievocazione ed esaltazione delle tradizioni feudali e del governo patriarcale, che è contemporaneamente una critica non troppo velata alla politica veneziana in Friuli.

Chiudi

Bibliografia

Mss BCU, Genalogie del Torso, famiglia Porcia; Ibid., Joppi, 182, Descrizione della Patria del Friuli; ivi, 614, f. 13.
G. DI PORCIA, Descrizione della Patria del Friuli fatta nel secolo XVI, Udine, Patronato, 1897.
P. PASCHINI, I vescovi originari della Diocesi di Concordia, Vittorio Veneto, s.n., 1948, 17-19; A. DE PELLEGRINI, Cenni storici sul Castello di Porcia. Segue: Porcia: i luoghi della memoria. Repertorio documentale per servire allo studio di una realtà locale, a cura di S. BIGATTON, Pordenone, GEAP, 1990, 32, 61, 220, 234, 258, 279, 280, 285, 286, 312, 320, 325, 327, 328, 333, 354, 359, 362; G. TREBBI, Il Friuli dal 1420 al 1797. La storia politica e sociale, Udine, Casamassima, 1998, 36-38, 127-128, 151, 179-180, 197, 210-212.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *