COSATTINI GIOVANNI GIUSEPPE

COSATTINI GIOVANNI GIUSEPPE (1625 - 1699)

ecclesiastico, pittore

Immagine del soggetto

Vergine col Bambino, Sant’Ignazio e san Bernardino, Pala di G.G. Cosattini (Udine, Chiesa delle Zitelle)

È uno dei più interessanti pittori del secolo XVII. Nato a Udine nella contrada di San Cristoforo il 18 febbraio 1625, venne nominato canonico di Aquileia nel 1654. Secondo quanto riporta lo Joppi, fu scolaro del pittore Alessandro Varotari, detto il Padovanino. Risulta attivo come pittore a partire dal 1655, allorché lavorò per la chiesa di S. Giovanni Battista dei Battuti di Spilimbergo. Godette in vita di tanta fama da essere nominato il 20 settembre 1671 pittore di camera e commensale di corte a Vienna (ove risiedeva dal 1668) dall’imperatore Leopoldo I. Eletto cappellano d’onore dall’imperatrice Eleonora il 5 ottobre del 1672, «si fece conoscere – scrive Antonio Zurico – come buon pittore alla corte Cesarea ed ivi fece alcuni ritratti per l’imperatrice». Di questa sua abilità ritrattistica non resta purtroppo traccia, mentre sta componendosi il corpus delle opere pittoriche ancora esistenti che evidenziano forma, chiaroscuro e partito cromatico legati per lo più alla lezione neocinquecentesca del Padovanino. All’apice del successo, mentre dipingeva una grande tavola cadde dall’impalcatura e si fratturò una gamba, perciò dovette rientrare a Udine. Alla partenza da Vienna, in segno di gratitudine per quanto aveva fatto, gli fu donata una medaglia d’oro con il ritratto dell’imperatrice. Cagionevole di salute, il 2 agosto 1687 ottenne due anni di esenzione dal servizio di canonico in quanto ammalato. Morì a Udine il 16 maggio 1699 e venne sepolto presso i domenicani di S. Pietro Martire. I dipinti conosciuti paiono tutti collocarsi nel breve arco di un ventennio, così che non si ravvisano mutamenti rilevanti di impostazione o di trattazione delle figure: non è dato purtroppo conoscere la pittura dei suoi ultimi trent’anni, quando in Udine accanto a lui operavano, tra gli altri, Antonio Carneo e Giulio Quaglio e, come ritrattisti, andavano per la maggiore Isacco Fischer e Sebastiano Bombelli. Iterativo nell’iconografia, ancorata a modelli “ufficiali”, il C. non dà respiro ai suoi quadri con aperture paesaggistiche, riempie talora esigui spazi con figure troppo robuste, ma è nel complesso corretto (e tradizionale) nella disposizione dei personaggi, composti nei movimenti, sapientemente abbigliati in vesti cangianti: così si mostra nei due dipinti del santuario di Ribis (Madonna con Bambino tra i Santi Andrea e Antonio da Padova, 1655-60 circa; Annunciazione, 1666) che fanno seguito alla pala della chiesa della Carità di Udine, Madonna con Bambino e santi del 1659, prima opera sicuramente databile, ricollegabile alla bella tela (Madonna con Bambino, Padre Eterno e angeli) collocata sopra l’altare maggiore della chiesa decanale di Visco, e alla pala della Madonna del Rosario con i Santi Pietro, Michele e Marco nella parrocchiale di Mereto di Capitolo (1669). Un singolare gruppo di sette tele eseguite nel 1668 e conservate nel collegio Uccellis di Udine permette di accertare la fedeltà del pittore alla poetica del Padovanino: altri dipinti ad Avilla di Buia, Manzinello, Palmanova, Udine (duomo, arcivescovado, chiesa delle Zitelle, Civici musei) non molto aggiungono a quanto detto. ... leggi Vanno invece segnalate due opere, una pala di San Biagio del 1667 nella chiesa di Fossalta di Portogruaro, utile per affermare l’importanza del C. nella formazione del giovane Carneo, ed una pala nel duomo di Maniago, con i Santi Valentino, Rocco e Sebastiano e in alto l’Estasi di San Francesco in cui, oltre alla calibrata struttura e alla sicura padronanza del colore va rilevata la libera versione dell’Estasi di San Francesco del Caravaggio esposto ai Civici musei di Udine. Per lungo tempo G. G. C. è stato confuso con il Giovanni Battista Cosattini, probabilmente suo fratello, frate nell’oratorio di S. Filippo di Udine, che nel 1661 disegnò e firmò con Bernardino Gazoldi, suo superiore, la pianta prospettica della città di Udine (Udine Metropoli del Friuli) incisa da Giacomo Ruffoni, e che qualche anno dopo disegnò alcune miniature raffiguranti la Pietà nei libri contabili del Monte di pietà cittadino.

Chiudi

Bibliografia

Ms BCU, Joppi, Notariorum, c. 126rv-127rv.

A. ZURICO, Della pittura friulana. Saggio storico, in G. BERGAMINI - P. PASTRES, L’inedito manoscritto di Antonio Zurico sulla pittura friulana, «MSF», 86 (2006), 180; G. DE RENALDIS, Della pittura friulana. Saggio storico, Udine, Fratelli Pecile, 1798, 92-93; DI MANIAGO, Storia, I, 100, 188; II, 37, 100; A. RIZZI, Storia dell’arte in Friuli. Il Seicento, Udine. Del Bianco, 1969. 58-59; ID., Cosattini (Cossatini) Giuseppe (Giovanni Giuseppe), in DBI, 30 (1984), 3-4; G. BERGAMINI, La pittura del Seicento in Friuli, in Antonio Carneo nella pittura veneziana del Seicento. Catalogo della mostra (Portogruaro, 6 maggio-6 agosto 1995), a cura di C. FURLAN, Milano, Electa, 1995, 72-74; ID., Cosattini Giuseppe (Giovanni Giuseppe), in AKL, 21 (1999), 388-389; T. RIBEZZI, in Galleria arte antica II, 74; G. ASQUINI, Notizie dei pittori del Friuli [1790 circa], a cura di P. PASTRES, Udine, Deputazione di storia patria per il Friuli, 2002, 53-54; E. LUCCHESE, Joseph Heintz il Giovane autore della Pianta della città di Udine con un aggiornamento su alcuni dipinti della Galleria di Arte Antica e in regione, «Udine - Bollettino delle Civiche Istituzioni Culturali», 9 (2003-2004), 43-58.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *