NICOLÒ DI MICHELE DA PORTOGRUARO

NICOLÒ DI MICHELE DA PORTOGRUARO (? - 1425)

giurista, decano di Cividale

Il “decretorum doctor” N. del fu Michele da Portogruaro, professore presso lo Studio di Padova quanto meno dal 1399, deve la propria carriera ecclesiastica a Stefano da Carrara, vescovo di Padova, che si avvale della sua collaborazione prima come ripetitore e in seguito come vicario generale. Nel 1409 l’ecclesiastico, che nel frattempo aveva conseguito diversi benefici canonicali in Veneto e in Friuli, è chiamato a rappresentare la diocesi di Padova al concilio cividalese indetto da papa Gregorio XII. In questa circostanza il pontefice lo nomina decano della locale collegiata, preferendolo a Pier Paolo Vergerio. Di poco posteriore è l’assegnazione della cattedra di diritto canonico dello Studio di Cividale. Nella città ducale N. incontra anche lo scrittore papale Nicolò Rugi, con il quale sembra condividere interessi culturali e una lunga familiarità: nel 1410, infatti, il decano di Cividale è indicato come esecutore testamentario del Rugi e tutore del figlio Pietronicolò, indirizzato agli studi di retorica a Bologna. Con la nomina alla sede patriarcale del vescovo di Concordia Antonio da Ponte, N. è chiamato a ricoprire il vicariato generale, ufficio che gli sarà confermato anche dopo il suo passaggio all’obbedienza pisana di Giovanni XXIII. Nel 1415 è nominato decano di Aquileia. Tra il 1418 e il 1419 presenzia alle trattative di pace tra Venezia e il patriarcato per conto di Ludovico di Teck e, dopo l’avvento della dominazione veneta in Friuli, partecipa alla commissione voluta dal luogotenente Francesco Bembo per la riforma delle costituzioni friulane. Negli anni seguenti N. si dedica principalmente all’insegnamento presso lo Studio cividalese. ... leggi Muore probabilmente nell’ottobre del 1425, dopo aver dettato a Udine le sue ultime volontà. Non è facile ricostruire la biblioteca di N. Una nota presentata agli eredi dal suo segretario Francesco Vari permette però di recuperare un elenco parziale dei libri in possesso dell’ecclesiastico friulano al momento della morte. Dal 1416 al 1425, infatti, erano stati copiati nella casa cividalese di N. tutti i Consilia editi dal decano negli ultimi dieci anni della sua vita, tra cui i contributi alla riforma delle costituzioni friulane, un codice con le omelie dei quattro dottori – Agostino, Leone Magno, Girolamo e Crisostomo – il Catholicon di Giovanni Balbi da Genova, il De regimine principum di Egidio Romano, alcuni commenti alle Decretali di Pietro d’Ancarano, un codice con le Epistole di Cicerone, il De re uxoria di Francesco Barbaro da poco pubblicato (1416), un libro di Leonardo Bruni (la traduzione dell’Ethica Nicomachea di Aristotele o il Commentarius de bello Punico). A questi volumi si dovevano aggiungere anche le Tusculanae disputationes, il De senectute e i Paradoxa stoicorum di Cicerone, copiati in precedenza grazie a un prestito dello scrittore papale Nicolò Rugi. Uomo di governo, studioso e professore di diritto, N. dimostra di aver conservato per tutta la vita forti legami con gli ambienti dell’umanesimo veneto e papale.

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Bibliografia

L. ZANUTTO, Pier Paolo Vergerio Seniore e le sue aspirazioni al decanato cividalese, «Nuovo archivio veneto», n.s., 21 (1911), 101-27; S. LEICHT, La riforma delle costituzioni friulane nel primo secolo della dominazione veneziana, «MSF», 39 (1943-51), 73-84; SCALON, Libri, 68, 71-77; PASCHINI, Storia, 735, 738; SCALON, Produzione, 80; ID., Produzione e circolazione del libro nel Quattrocento: note in margine a una ricerca, in Il Quattrocento nel Friuli Occidentale, I, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 1996, 225-235, in particolare 231; SCALON - PANI, Codici, 15-16.

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