SEDEJ FRANCESCO BORGIA

SEDEJ FRANCESCO BORGIA (1854 - 1931)

arcivescovo

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Il vescovo Francesco Borgia Sedej (Gorizia, Palazzo arcivescovile).

Nacque a Circhina, oggi in Slovenia (Cerkno), il 10 ottobre 1854. Studiò teologia presso il Seminario centrale di Gorizia dal 1873 al 1877. Fu consacrato sacerdote il 26 agosto 1877, a Gorizia, dall’arcivescovo Gollmayr, dal quale fu inviato al Frintaneum, l’imperial regio Istituto superiore per la formazione del clero secolare di Vienna, di cui fu alunno dal 23 settembre 1878 al 27 ottobre 1882. Lasciò il Frintaneum il 27 ottobre 1882, prima di conseguire il dottorato in teologia, in quanto fu chiamato dal suo arcivescovo per l’assunzione di una “Katechetenstelle”, cioè di un posto di catechista presso la scuola delle orsoline di Gorizia. Dopo la morte di Štefan Kociančič, avvenuta il 9 aprile 1883, S. gli successe nella cattedra di studio biblico dell’Antico Testamento e di lingue orientali al Seminario centrale e, pur continuando tale attività fino al 1889, il 25 giugno 1884 conseguì il dottorato in teologia presso l’Università di Vienna. Nel 1889 fu richiamato a Vienna, per svolgere l’incarico di direttore degli studi presso il Frintaneum, e vi rimase fino al 1898. Durante quel periodo viaggiò molto nella regione balcanica, in Italia, Francia e Germania, e scrisse alcuni ampi saggi scientifici specialmente sulle riviste «Dom in svet», «Rimski katolik», «Cerkveni glasbenik», «Linzer Quartal-Schrift». Nel 1898 l’arcivescovo Missia lo richiamò a Gorizia e lo nominò canonico teologo e parroco della chiesa metropolitana. Oltre a svolgere altri incarichi (esaminatore prosinodale, componente del consiglio scolastico provinciale, ispettore vescovile per le scuole slovene e tedesche), dall’anno scolastico 1902-1903 al primo semestre dell’anno scolastico 1905-1906 riprese l’insegnamento presso il Seminario centrale di Gorizia, come supplente di studio biblico del Nuovo Testamento. ... leggi Il 20 gennaio 1906 fu nominato arcivescovo di Gorizia dall’imperatore Francesco Giuseppe, il 21 febbraio la nomina imperiale fu confermata dal pontefice Pio X ed il 25 marzo venne consacrato a Gorizia dal parroco di corte e direttore del Frintaneum, Laurenz Mayer. Pochi giorni dopo il suo insediamento, l’arcivescovo S. dovette affrontare «l’ingrato affare» riguardante Luigi Faidutti, che il tribunale ecclesiastico di Trieste il 23 marzo 1906 aveva giudicato del tutto innocente dalle accuse di comportamento immorale e sentimento antidinastico, sostenute dal rettore del Seminario centrale Josip Gabrijevčič, dai professori Franc Žigon, Andrej Pavlica e Giovanni Tarlao e pubblicate anche dal giornale «Primorski List» di Gorizia. Tuttavia, siccome i suoi accusatori non avevano accettato il giudizio del tribunale ecclesiastico di Trieste, ci fu un secondo processo, questa volta istruito a Gorizia da S., ma deciso a Roma dalla sacra Congregazione del concilio, la quale, dopo anni di indagini, il 29 novembre 1909 «rilevava esser evidente l’insussistenza delle accuse a carico di monsignor Faidutti». Durante i venticinque anni di responsabilità episcopale, S. svolse il suo compito di magistero dottrinale e morale, di guida pastorale e di controllo amministrativo in modo esemplare. Inoltre, specialmente prima della guerra, promosse l’arte sacra (il 6 novembre 1906 fu costituita a Gorizia la Società per la conservazione della basilica di Aquileia; nel 1912 fu aperto, nei locali del nuovo Seminario minore, il Museo diocesano d’arte), la liturgia e la musica sacra; contribuì ad indirizzare verso gli studi storici buoni ricercatori di storia locale, quali Francesco Spessot, Giovanni Battista Falzari, Igino Valdemarin, Venceslao Belè, Stanko Stanič, Alojzij Novak; realizzò in pochi anni l’imponente struttura del nuovo Seminario minore, inaugurato nel 1912. Durante la prima guerra mondiale buona parte del territorio della diocesi fu occupata dalle truppe italiane o fu teatro di aspre battaglie; ciò comportò per il clero e la popolazione gravi problemi e spesso la dispersione in zone lontane e inospitali. S. e la sua curia seguirono da vicino il dramma del clero e dei fedeli della diocesi dispersi in Austria e in Italia, come testimoniano i costanti interventi presso la Santa Sede e il governo di Vienna. La fine della guerra e l’annessione del territorio della diocesi all’Italia comportarono problemi ancora più complessi, dovuti alla nuova situazione istituzionale ed all’ostilità delle autorità italiane nei confronti dell’arcivescovo «austriacante e filoslavo», specialmente dopo l’avvento al potere del fascismo. Il 14 aprile 1919 S. nominò suo segretario don Luigi Fogar, che ricoprì tale carica fino al 1920. La collaborazione con Fogar continuò anche quando questi diventò vescovo di Trieste. Anzi, l’ultimo atto rilevante dell’episcopato di S., nella sua qualità di metropolita, fu la stesura, assieme al vescovo di Trieste, Fogar, e a quello di Pola, Pederzolli, delle “normae” emanate il 14 luglio 1931, con le quali veniva ribadito il «diritto di tutti i fedeli a ricevere l’istruzione religiosa nella lingua materna». Nonostante l’ostilità delle autorità fasciste, S. diresse, da imperterrito pastore, la ripresa religiosa nel travagliato dopoguerra, fino quasi alla morte, che lo colse poco dopo la sua rinuncia alla diocesi (avvenuta il 23 ottobre 1931), il 28 novembre 1931.

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Bibliografia

AAG, Seminario teologico, 49-50 e Atti cancellereschi 1882, n. 1855; Wien, Diözesanarchiv, Institutsprotokoll.

Status personalis et localis archidioeceseos Goritiensis ineunte anno 1883, Goritiae, Typis Hilarianis, 1882, 7; I. SANTEUSANIO, Franc (Frančišek, Francesco) Borgia Sedej (1854-1931), in Frintaneum, 219-221, con ampia bibliografia.

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