TORRE (DELLA) NICOLÒ

TORRE (DELLA) NICOLÒ (1489 - 1557)

uomo d’armi

Immagine del soggetto

Monumento funebre a Nicolò della Torre, particolare, 1566 ca. (Gradisca d'Isonzo, duomo, cappella di S. Anna).

Nacque nel 1489 da Giovanni di Febo e da Caterina Lueger e venne in giovanissima età avviato alla carriera militare. Acquisì la prima esperienza sul campo durante il conflitto che scoppiò agli inizi del Cinquecento tra Massimiliano I d’Asburgo e la Repubblica di Venezia. Catturato e condotto nella città lagunare, vi trascorse un lungo periodo di reclusione che aumentò la sua avversione per la Serenissima. E quando più tardi venne nominato capitano di Gradisca e di Marano, due delle fortezze più rilevanti del territorio a ridosso del travagliato confine veneto-imperiale, la sua azione di governo fu caratterizzata da un’estrema diffidenza nei confronti della potenza confinante. Comunque, prima di assumere tale incarico il d. T. servì Carlo V nelle Fiandre, in Spagna e nel Milanese, passando più tardi al servizio dell’arciduca e re di Boemia Ferdinando I. Si distinse quanto a coraggio e capacità di comando sui campi di battaglia dell’Ungheria e della Croazia. Infine svolse un ruolo di non secondaria importanza nella liberazione della città di Vienna dall’assedio ottomano. Incessantemente impegnato nel reclutamento e nell’organizzazione delle milizie imperiali, introdusse a tal fine, e per la prima volta, il censimento della popolazione residente nelle terre del distretto della sua giurisdizione (1525 e 1536), mentre lo stesso sistema si dimostrò altrettanto valido in occasione della grave carestia che colpì il territorio nel 1528, quando si trattò invece di calcolare la quantità di grano occorrente per sopperire alle necessità della popolazione stremata dalla fame. ... leggi A Gradisca avviò rilevanti opere di ammodernamento e di ampliamento della roccaforte, mentre durante la sua lunga attività di governo non mancò di informare le autorità asburgiche sulle mosse della Serenissima. La diffidenza del d. T. non riuscì tuttavia a prevenire la perdita della fortezza di Marano (1542) e la vendita della stessa, da parte dell’avventuriero fiorentino Pietro Strozzi, a Venezia. Avendo il patriarca aquileiese in quella circostanza appoggiato apertamente la condotta della Serenissima, il d. T. si adoperò inoltre in ogni modo per contrastare efficacemente l’influenza del prelato sul territorio arciducale, invitando reiteratamente la corte imperiale ad occuparsi della delicata questione aquileiese che avrebbe costituito fino alla metà del Settecento uno dei motivi di attrito più rilevanti con la Repubblica. Ricompensato ampiamente per le sue fatiche finalizzate alla difesa della causa asburgica, morì il 3 maggio 1557 a Gradisca, dove si tennero le solenni esequie e dove il piranese Antonio Petronio iuniore ebbe modo di declamare l’orazione funebre. Gli furono dedicati due epigrammi in lingua latina che il «gentilhuomo udinese, e poeta d’altissimo ingegno» Marcantonio Tritonio compose in sua lode e che vennero inseriti dal Capodagli nella sua Udine illustrata da molti suoi cittadini. Nel 1557 Giovanni Cavalli, un letterato originario di Cormons, diede alle stampe una raccolta di componimenti poetici in latino redatti da vari autori ed intitolata Carmina varia tum Latina tum Hetrusca, Patavi conscripta et edita a diversis auctoribus ec., in obitum clarissimi viri Nicolai a Turri comitis baronis, consiliariique regii ac praefecti Gradiscae in Foro Julii, dedicandola all’erede e parente Francesco della Torre. Nella notte del 28 maggio 1563 il parroco di Gradisca, Piero di Valvasone, riuscì a trafugare il corpo del defunto dal suo originario luogo di sepoltura per trasferirlo nella sua parrocchiale. Degno di menzione è l’imponente monumento funebre dedicato al d. T. che venne innalzato in un secondo tempo nella parte più antica del duomo gradiscano, nella cappella di S. Anna, dove si trova sepolta anche la moglie, Caterina Prodolon. Ultimato verosimilmente verso il 1566, il mausoleo raffigura il d. T. in tutta la sua magnificenza, adagiato sopra un sarcofago coperto da un piano inclinato: indossa la sua armatura da cavallo, il volto appare serenamente dormiente ed ornato da una lunghissima barba e l’iscrizione collocata ad un livello superiore celebra l’eccezionale levatura del personaggio.

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Bibliografia

Il materiale archivistico più rilevante per la ricostruzione dell’attività di governo e della vita del d. T. si trova conservato nell’Archivio della Torre e Tasso depositato presso l’ASTs, 56.1-62.2.

CAPODAGLI, Udine illustrata, 494-498; G. BENZONI, Della Torre Nicolò, DBI, 37 (1989), 629-637; MORELLI, Istoria, I, 69-72, 150, 178n, 180, 188, 212, 246-247, 267, 279, 282; III, 358-361; IV, 55, 56; VALENTINELLI, Bibliografia, 249, n. 1833; P. ANTONINI, Del Friuli ed in particolare dei trattati da cui ebbe origine la dualità politica in questa regione. Note storiche, Venezia, Naratovich, 1873, 235, 237, 242-248; R. PICHLER, Il castello di Duino: memorie, Trento, Seiser, 1882, 341-347; C. VON CZÖRNIG, Gorizia. «La Nizza austriaca», Gorizia, Cassa di risparmio di Gorizia, 1987(trad. it. a cura di E. POCAR delle opere Das Land Görz und Gradisca (mit Einschluss von Aquileia), Wien, Braumüller, 1873 e Görz als klimatischer Kurort, Wien, Braumüller, 1874), 605; Gradisca, a cura di L. ALBERTON, Mariano del Friuli, EdL, 1998, 102-104; G. TREBBI, Il Friuli dal 1420 al 1797. La storia politica e sociale, Udine, Casamassima, 1998, 141-144.

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