ATTEMS (D’) SIGISMONDO

ATTEMS (D’) SIGISMONDO (1708 - 1758)

erudito

Immagine del soggetto

Ritratto del conte Sigismondo d'Attems, olio su tela di Johann Michael Lichtenreiter (Lubiana, Narodna galerija).

Primogenito di Gianfrancesco ed Elisabetta Coronini Cronberg, nacque a Gorizia il 18 giugno 1708; fu battezzato il 23 dello stesso mese con i nomi di Sigismund Carl Anton Michael. Il padre aveva servito nell’esercito durante le guerre contro i Turchi; rientrato a Gorizia, diede avvio alla costruzione del nuovo palazzo dominicale. S. apprese i primi rudimenti del sapere entro le mura domestiche, poi entrò nel collegio dei gesuiti a Gorizia. Nel 1722, un anno dopo la morte del padre, fu inviato dalla madre al collegio dei nobili di Modena. Sono state fatte diverse ipotesi per spiegare la scelta, la più attendibile pare quella dovuta ad un fatto di moda, se è vero che dall’ambiente goriziano nessuno fino ad allora aveva frequentato quel collegio, è altrettanto vero che tra il Seicento e gli inizi dell’epoca successiva colà ci furono molte presenze di area friulana e triestina. Erano stati allievi di quella istituzione i rampolli dei Colloredo, Pers, Manin, Spilimbergo, Valvasone, Porcia; da Trieste avevano scelto Modena le famiglie Petazzi e Brigido, entrambe legate all’ambiente goriziano. Nel 1727, concluso quel ciclo di studi, S. si trasferì a Salisburgo dove completò gli studi giuridici. Decise, con il pieno favore della madre che seguiva costantemente l’educazione dei figli, di intraprendere un viaggio di studio in diversi paesi; giunse in Italia e, colpito dai luoghi e dagli uomini con i quali poté intrattenere erudite conversazioni, vi rimase dall’ottobre del 1730 fino all’agosto dell’anno successivo. Durante la permanenza, strinse amicizia con il marchese Scipione Maffei; già durante gli anni di studio a Modena, aveva conosciuto Lodovico Antonio Muratori con il quale intrattenne una corrispondenza epistolare. Una volta rientrato stabilmente a Gorizia, divise le sue occupazioni tra la vita privata (vi espresse il suo carattere erudito con lo studio delle belle lettere, delle antichità e della storia patria), e quella pubblica che lo vide assumere importanti incarichi nel governo della contea. ... leggi Tra il 1741 e il 1747, negli anni nei quali essa fu retta dal capitano Venceslao di Purgstall, ricoprì la carica di luogotenente. Nel 1744 ebbe parte considerevole nell’appianare i debiti che gli Stati provinciali avevano accumulato per gli esborsi all’erario statale con le contribuzioni di guerra. Gli riuscì di convincere Agostino Codelli, che in seguito a ciò fu iscritto nella nobiltà goriziana, a concedere, a censo perpetuo, la somma di cinquantamila fiorini. Nell’aprile del 1747 fu eletto alla camera d’appellazione istituita in quell’anno a Lubiana; mantenne la carica per un solo mese e, adducendo motivi di salute che il clima sfavorevole di Lubiana avrebbero aggravato, si dimise dall’incarico. In seguito alle riforme di Friedrich Wilhelm von Haugwitz, nel 1747 gli Stati provinciali nominarono un Landesverwalter (amministratore politico della contea) ed un Landesverweser (amministratore giudiziale della contea). A questa seconda carica fu chiamato proprio S. che, in tale veste, ricoprì dal 1748 al 1753 la carica di presidente del tribunale provinciale. Precedentemente, nel 1746, era stato insignito della Chiave d’oro e nel 1751 fu nominato consigliere di stato. Frattanto, il 16 febbraio 1740, aveva sposato Maria Gioseffa Lantieri; da essa ebbe dodici figli. Si impegnò nell’ultimazione del palazzo dominicale iniziato dal padre e per il progetto incaricò l’architetto goriziano Nicolò Pacassi che terminò l’edificio nel 1745. Chiamò ad eseguire la grande tela per il soffitto del salone centrale Antonio Paroli, mentre le decorazioni a stucco delle sale del piano nobile furono di Giovanni Battista Mazzoleni. Il palazzo venne idealmente inaugurato nel 1744, quando S. vi convocò, il 24 febbraio, la prima seduta dell’Accademia dei Filomeleti, da lui fondata e presieduta, che nel primo anno contò su tredici accademici (nei tre anni di vita il numero salì a trentadue). Nel discorso inaugurale, S. motivò la nascita dell’Accademia che dedicò a Scipione Maffei con la possibilità di offrire ai suoi compatrioti il modo di trattare cose erudite e coltivare le scienze, potendo trasmettere agli altri le loro conoscenze «nulla o poco essendo il sapere, senza far sapere ciò che si sa». E continuava: «a questo oggetto dunque non potrà se non meritare l’approvazione universale questo da noi erretto saggio istituto dedicato all’onore della Santissima Trinità da cui proviene ogni sapere, e cui chiameremo, se così v’aggrada, l’Accademia dei Filomeleti per eccitare in noi vicendevolmente con questo nome l’amore alla diligenza e alla fatica la quale è l’anima di tutte le nostre operazioni e specialmente di quelle dello spirito, e per tacitamente avisarci noi medesimi del lodevole impegno, che prendiamo di coltivare le scienze». Tra gli accademici furono Gian Gasparo Lantieri, Antonio del Mestri, Giovanni Battista Bosizio, Giuseppe Zanchi, seguirono gli udinesi Alfonso d’Attimis e Fabio Antonini e ancora Daniele Florio, gli abati Anton Lazzaro Moro e Domenico Ongaro, Giambattista Cossio, Pietro Matastasio, Francesco Ongaro, Orazio Bianchi. Nella seconda metà degli anni Quaranta, S. avviò e portò a termine i lavori per la residenza di campagna a Podgora (per il cui progetto intervenne nuovamente il Pacassi) che fu concepita nello spirito di residenza per la villeggiatura con un particolare riguardo anche al verde circostante. Lo sforzo economico per le due nuove costruzioni andava nella direzione del consolidamento del prestigio familiare: furono arredate e decorate secondo il gusto dell’epoca, anche con l’acquisto di dipinti, rendendole adatte ad ospitare personaggi di rilievo. In esso S. profuse tutte le sue energie sfruttando al massimo le sue conoscenze. All’identico scopo erano orientati i lavori di abbellimento della chiesa di S. Francesco dei minori conventuali, nella quale venivano abitualmente sepolti i membri della famiglia. Per essa S. commissionò nel 1756 al pittore veronese Giambettino Cignaroli la pala con i santi Carlo, Lodovico, Sigismondo e Michele. Riguardo l’attività di storico ed erudito, sono da ricordare le opere manoscritte Rerum Goritiensium sub comitibus, Rerum Goritiensium sub archiduchibus, Rerum Foroiuliensium, Goritiensium familiarum, Rerum ad Patriarchatum Aquileiensem et Archiepiscopatus Goritiensem spectantibus. Altre analizzano la storia familiare come De gente Attemsia rebusque ad ea spectantibus e Memorie della casa d’Attems raccolte dal conte Sigismondo Attems sino all’anno 1754. Fu in corrispondenza con Bernardo Maria de Rubeis che menzionò esplicitamente i suggerimenti ricevuti da S. su argomenti di storia patriarcale. Gli aveva infatti offerto le sue ricerche sulle serie dei conti di Gorizia, non potendovi più attendere a causa dei molteplici impegni, esortandolo a pubblicarle lui stesso. Dopo che de Rubeis ebbe declinato l’offerta, S. passò le informazioni a Erasmo Frölich che ne fece tesoro per le sue ricerche. Si dedicò anche alla poesia (ci rimangono alcune raccolte); ad argomenti letterari si riferisce la corrispondenza con Daniele Florio, Scipione Maffei e Pietro Metastasio. Il continuo sforzo per dare lustro alla famiglia, i maneggi per rendere possibile la fondazione della diocesi di Gorizia, alla cui sede fu nominato nel 1752 proprio il fratello Carlo Michele, il suo scontento rispetto agli emolumenti, considerati troppo bassi in rapporto alle incombenze che gli derivavano dalla carica di Landesverweser (non mancò di manifestarlo con insistenza ai vari uffici di corte e alla stessa sovrana), sono forse la causa della sua mancata conferma in qualsiasi incarico pubblico dopo la riorganizzazione della contea del 1754. Secondo il Guelmi, la forte delusione che ne seguì fu causa di un profondo rammarico che «penetratogli nel più profondo del cuore, in pochi anni lo portò al sepolcro». Prima della morte, però, egli rientrò nella grazia sovrana; il 23 agosto 1757 fu nominato effettivo consigliere di stato e lo stesso anno gli fu conferito, per breve tempo, il titolo di amministratore della contea allorché il capitano Enrico Auersperg assunse la carica di consigliere di governo della Stiria. Morì il 19 marzo 1758.

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Bibliografia

Mss Lucinico (Gorizia), Archivio Attems, Das Geschlecht der Attems, IX, Sigismund Landsverweser 1740-1757 e X, Bisthum Görz 1727-1825; Memorie della casa d’Attems raccolte dal co. Sigismondo sino all’anno 1748; Herrschaft Pegg-Petzenstein; Patriarchen von Aquileja - Erzbistum Görz 1621-1753; ms BSI, Biblioteca civica, Lettere italiane, francesi e spagnole scritte dal co. Sigismondo d’Attems a diversi soggetti cominciando dalli 23 d’agosto 1744 a dì 4 settembre 1752, 41; ASPG, Atti degli Stati provinciali, sez. I, Serie R (Rescritti sovrani) per gli anni 1741-47; Serie P (corrispondenza degli Stati) e serie S (verbali delle sedute) 1744-1749; Atti degli Stati provinciali, sez. II, n. 217, Protocolli delle sessioni, 1757-1759.

DE RUBEIS, MEA; G. GUELMI, Storia genealogico-cronologica degli Attems austriaci, Gorizia, Tommasini, 1783, 199, 218-229, tav. IV; CODELLI, Scrittori friulano-austriaci, 23-37; G.D. DELLA BONA, Osservazioni ed aggiunte sopra alcuni passi della Istoria della contea di Gorizia di Carlo Morelli di Schönfeld, IV, Gorizia, Paternolli, 1855, 244-247; DI MANZANO, Cenni, 27-28; M.V. ATTEMS, Il vero autore della “Storia degli Attems Austriaci”, «Studi Goriziani», 7 (1929), 59-62; C.L. BOZZI, Un nobiluomo Goriziano del ’700 (Le lettere francesi del conte Sigismondo Attems), «Studi Goriziani», 8 (1930), 177-199; R.M. COSSAR, La cultura goriziana e l’accademia settecentesca dei Filomeleti, «Archeografo Triestino», s. IV, 8-9 (1945), 53-117.

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