Nacque nel 1447 a Pordenone da Pietro Mantica e dalla sua seconda moglie Antonia di Daniele Fontana, sposata poco dopo la scomparsa della prima Giovannina Ricchieri. Compì gli studi nella città natale e annoverò fra i maestri il Cimbriaco; si addottorò in diritto canonico a Padova il 23 ottobre 1483. Partecipò poi alla vita pubblica ed entrò a far parte del consiglio cittadino e in quella veste recitò un’orazione davanti al commissario di Federico III, Bernhard Perger, commentando i moti antiasburgici del 1468 e criticando l’operato del capitano Tommaso di Colloredo. Dalla corrispondenza con l’amato precettore Cimbriaco, quando insegnava a Cividale, emergono legami con personaggi della corte imperiale, come Johann Fuchsmagen, e incarichi prestigiosi (in una rubrica viene definito «ad regem Maximilianum orator»). Della sua attività di giudice delle cause civili e vicario della prefettura regia a Trieste nel 1500 resta un attestato redatto dal cancelliere Giambattista Bonomo conservato nell’archivio di famiglia. Molte le cariche politiche: podestà di Mantova, come si ricava dalla lettera di Francesco Gonzaga a Giorgio di Pietraplana del 29 dicembre 1500; vicario della prefettura regia di Trieste nel 1501, pretore a Trento nel 1500 e nel 1503, deputato del consiglio di Pordenone, insieme con Pompeo Ricchieri, inviato presso il capitano delle truppe turche Scander per perorare la causa dei prigionieri dopo la seconda invasione del Friuli. Testò nel 1506 e morì nello stesso anno. ... leggi Ispirandosi a un illuminato mecenatismo, protesse molti letterati, fra i quali il Cimbriaco e Giacomo Caviceo, che loda la sua generosa ospitalità durante il soggiorno pordenonese del 1489, ne Il Peregrino: «perveni a la decantata e ruinata Aquileia. Doppo il terzo giorno, non senza extremo periculo de naufragio per il voracissimo e fluentissimo Taiamento, fui conducto ne lo imperiale luoco de Pordenon, ove da Princivale Mantica, huomo consultissimo, nel suo albergo humanamente fui receptato; et in cosa alcuna, che a la consolatione de lo amico pertinesse, non vi manchò». La sua liberalità è inoltre testimoniata dall’epistola di Agostino Gerolami, il Gerominiano, ad accompagnare l’invio di un poemetto: «Accipe lusus meos, quos trutina tua diligenter examinari, pensitari, (edendi ne, an supprimendi sint), volo: scio enim quantum sit tibi ingenii, eruditionis, studii, iudicii. In summa carmen nostrum, qui Horatii tantum lyrica lectitarit, haud (improbe dicam) fortasse displicebit». Il fascicolo delle undici epistole inviate dal Cimbriaco al Mantica (di cui Liruti dice di aver avuto copia dall’abate Sabbionato e che il Benedetti pubblica dall’originale conservato un tempo nell’archivio dei conti Montereale-Mantica di Pordenone, attualmente smembrato), è custodito in un archivio privato di Spilimbergo. Sulla facciata del palazzo nobiliare Montereale-Mantica di Pordenone è tuttora leggibile il distico, composto dal Cimbriaco nel 1489, scolpito nella pietra. Sebbene non sia comprovata l’esistenza di un vero e proprio cenacolo letterario, il nome e il prestigio di P. M. affiora nelle numerose epistole e opere che attestano saldi rapporti con Pietro Edo Capretto, Giovan Francesco Fortunio, Marcello Filosseno, i tre Amalteo, Cornelio Paolo, Marc’Antonio e Francesco, i maestri Bartolomeo e Marcantonio Uranio, Iacopo da Porcia.
ChiudiBibliografia
J. CANDIDI, Commentariorum Aquilejensium libri octo […], Lugduni Batavorum, P. Vandera, [sec. XVIII], col. 73; CAPODAGLI, Udine illustrata, 562; LIRUTI, Notizie delle vite, III, 436-441 (di sua mano ms BCU, Joppi, 619, Memorie di Ottaviano Manini contenente notizie di famiglie e persone imprese stemmi versi, etc., 122r-122v); DI MANZANO, Cenni, 124; I. CAVICEO, Il Peregrino, a cura di L. VIGNALI, premessa di G. GHINASSI, Roma, La Fenice, 1993 (Università degli studi di Parma, Istituto di filologia moderna, Testi e studi, n.s.), 198; A. BENEDETTI, L’attività educativa e poetica del Cimbriaco (1449-1499) e la sua influenza nel diffondersi della cultura umanistica in Friuli, Udine, AGF, 1963, 109, 168-79; ID., La cultura umanistica in Pordenone e l’Accademia Liviana, «Il Noncello», 1 (1950), 3-50; ID., L’iraconda e falsa requisitoria del capitano cesareo Tomaso di Colloredo contro Princivalle Mantica, «MSF», 58 (1978), 95-109; ID., Giuristi pordenonesi a Trieste e commercianti triestini a Pordenone nei sec. XV e XVI, «MSF», 44 (1960-1961), 152-162; MARCHETTI, Friuli, 984; Mille protagonisti, 274-275; DBF, 479; A. BELLAVITIS, Una storia familiare. Una storia edilizia, in G. BELLAVITIS, Palazzo Montereale-Mantica, Pordenone, CCIAA, 1987, 14. Per la discussione dottorale: Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1471 ad annum 1500, III, a cura di E. MARTELLOZZO FORIN, Padova, Antenore, 2001, 690, n. ... leggi 871; presente come testimone Ibid., 689 n. 868, 695 n. 885 e 697 n. 891. Per i suoi rapporti e la corrispondenza con Pietro Bonomo: A. BENEDETTI, Giuristi pordenonesi a Trieste, cit., 177; S. DI BRAZZANO, Pietro Bonomo (1458-1546), diplomatico, umanista e vescovo di Trieste. La vita e l’opera letteraria, Trieste, Parnaso, 2005, 142 e n. e 405. Altre sue epistole in A. BENEDETTI, Giuristi pordenonesi a Trieste cit., 173-174, 178 ; ID., L’azione di Giovanni Daniele Mantica, capitano cesareo a San Vito al Tagliamento nell’autunno del 1511, «Il Noncello», 36 (1954), 40-41 doc. 18; ID., Gian Francesco Fortunio, umanista e primo grammatico della lingua italiana, «Il Noncello», 27 (1966), 4-5 e n. 21; una di M.A. SABELLICO, Epistulae familiares, in Opera, Venezia, Albertino da Lissona, 1502, 61r-61v.
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