MILANOPULO ANTONIO

MILANOPULO ANTONIO (1842 - 1920)

pittore, restauratore, incisore

Nato a Udine nel 1842, vi morì nel 1920. M. è stato uno dei più attivi e fecondi artisti udinesi operanti tra Otto e Novecento, anche se fino ad oggi non è stato adeguatamente studiato. Allievo dell’Accademia di Venezia, fu primo maestro dello scultore Mario Ceconi di Montececon ed ebbe un figlio, Ivanoe, che alcuni documenti ricordano attivo come pittore all’inizio del Novecento. Fu ritrattista, incisore, restauratore, autore di quadri di genere (i due presentati all’Esposizione di Udine del 1883 furono, a detta di Antonio Picco, «le meglio pitture di quella mostra») o di carattere storico (nel Museo del Risorgimento di Udine, Il bombardamento del forte di Osoppo, in veduta notturna), di pale d’altare (La Vergine che intercede presso la Trinità per le anime purganti della parrocchiale di Roraigrande, 1909, copia della pala eseguita da Grigoletti nella chiesa di S. Giacomo a Udine nel 1865), ma anche di interventi “minori”, come la copia di dipinti di Politi, oltre che di Giuseppini e di Guercino, ancora esistenti, ad esempio in palazzo Caimo Frova e in casa Colombatti a Udine o nella villa Giacomelli a Pradamano, in decorazioni murali nelle dimore nobiliari o borghesi friulane (nella villa Mangilli a Marsure di Povoletto, nel palazzo di Varmo a Mortegliano) o la dipintura di fiori artificiali per l’addobbo delle chiese (a Fagagna, San Martino al Tagliamento). «Se la qualità pittorica di questi dipinti, in qualche caso, non va oltre una coscienziosa padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi, la loro importanza risiede nel personale proporsi come documenti storici del più recente passato edificato anche sul coraggio e l’impegno di singole personalità» (Gransinigh). M. fu particolarmente apprezzato dai suoi committenti, soprattutto la buona borghesia e il clero, ed ebbe favorevole critica da Picco, che nel considerarlo «bravo quanto modesto», notava come egli sapesse dare alla persona ritratta «quella vita che per il solito nella fotografia difetta». Con ciò si intuisce che M. si serviva spesso di fotografie per i suoi ritratti, con un’operazione peraltro in uso nella seconda metà dell’Ottocento (e che, a dir la verità, continua ancor oggi). Tali appaiono molti dei suoi ritratti di collezioni private a Cordovado, Varmo, o nella villa de Brandis di San Giovanni al Natisone, nei musei di Udine e Cividale. ... leggi È sufficiente riprova delle sue capacità il Ritratto dei coniugi Giulio Scrosoppi e Margherita Tomadini (collezione privata, Portogruaro), senza dubbio una delle sue migliori realizzazioni. In primo piano sulla terrazza di casa, appoggiati su un cuscino di raso rosso con frange, sullo sfondo di un immaginario lussureggiante paesaggio, i due sposi si tengono per mano e volgono lo sguardo a sinistra; la luce che illumina i loro volti sembra quasi proiettarli fuori dal quadro e creare un piacevole effetto tridimensionale. Accuratissima la descrizione dei particolari: il pendaglio della collana che impreziosisce l’abito scuro di Margherita vivacizzato da sapienti vibrazioni luministiche, il delicato pizzo bianco al collo e ai polsi, la margherita nei capelli.

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Bibliografia

SACCOMANI, Ristauro, 34; PICCO, Scritti vari, 32, 46, 60, 90, 240-241; V. GRANSINIGH, Antonio Picco e la memoria “patria” degli artisti friulani, in Età Restaurazione, 55-63; M. VISENTIN, schede, in Galleria arte antica II, 271; G. BERGAMINI, scheda, in Tra Venezia e Vienna, 494.

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