SELLO GIOVANNI E ANGELO

SELLO GIOVANNI E ANGELO

mobilieri

Immagine del soggetto

Il mobiliere Giovanni Sello in laboratorio.

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Il mobiliere Angelo Sello.

Giovanni (Udine, 18351909) aveva appreso il mestiere di falegname all’Arsenale di Vienna. Dopo il servizio militare aprì nel 1868 un laboratorio in via Gemona dove si eseguivano lavori di carpenteria edilizia, infissi, portoni, attrezzi agricoli, premiati a Treviso (1872), Vienna (1873), Napoli (1874), Ferrara (1875), Milano (1881), Udine (1883). Nel 1878 partecipò con uno sgranatoio ad una esposizione di macchine agricole a Parigi. Tali manifestazioni furono per lui sempre uno stimolo per migliorare la produzione che, da quella di Torino del 1884, comprese mobili per uso domestico, squadrati e massicci. Nello stesso 1884 il laboratorio si trasferì in via della Banca e nel 1900 nel nuovo edificio, casa di abitazione e laboratorio, di via Portanuova. Nel 1907 l’attività, trasferita in piazza Primo Maggio, fu meccanizzata con l’elettricità. Numerosi furono gli arredi per case e negozi, tra cui la riforma dell’emporio Basevi (1883) in via Mercatovecchio e il caffè Dorta in palazzo Campiutti (1893). S. era un vero patriarca, rigido e autoritario, per il quale la bottega si identificava con la famiglia, tanto è vero che i progetti furono firmati, persino dopo la morte, con il suo nome, che fu dato anche al mobilificio e all’Istituto d’arte, istituito nel 1958 nel palazzo donato al comune. Dal 1894 tutti i figli entrarono a bottega, ciascuno con il suo ruolo specifico: Angelo come progettista, Luigi come tappezziere, Antonino come ebanista, Enrico come fabbro bronzista, Umberto come decoratore e Ottavio come geometra, mentre la figlia Ida si occupò di giocattoli educativi. ... leggi

Alla morte di Giovanni, nel 1909, Angelo, nato nel 1881, divenne il titolare del mobilificio, dove rinnovò la produzione. Aveva frequentato la Scuola d’arte e mestieri coltivando l’amicizia con i maggiori artisti e artigiani del periodo, tra cui Alberto Calligaris, Aurelio Mistruzzi, Carlo Burghart, Arturo Collavini. Le sue capacità furono notate dal direttore Giovanni Del Puppo, che gli fece eseguire la cantoria della chiesa di S. Pietro Martire in Udine. Con la farmacia Colutta (1898), ricca di ornati floreali, iniziò l’attività autonoma. Diplomatosi nel 1903, continuò a insegnare nella scuola fino al 1909, formandosi una ricca biblioteca, che testimonia i suoi vivaci interessi culturali. Nel 1903 partecipò all’Esposizione regionale di Udine con una sala da pranzo ispirata ai modelli dell’“Aemilia Ars”; nel 1906 a quella internazionale di Milano; nel 1907 alla Mostra d’arte decorativa di Udine, fino a essere premiato all’Esposizione di Torino del 1911. In questo primo periodo di ricerca Angelo si cimentò nelle strutture eleganti e flessuose art nouveau, che caratterizzano tuttora l’arredo della farmacia Alla Salute (1905), non senza riprese eclettiche. Dal 1910 si orientò decisamente verso le forme squadrate della secessione viennese, le più adatte alla lavorazione meccanizzata del mobilificio. Gli elementi modulari potevano essere assemblati in modi diversi e si differenziavano solo per gli ornati e l’uso delle essenze legnose. Angelo curava tutto l’arredamento delle stanze, fornendo, oltre ai mobili, tende, tappezzerie, vetri, lampadari e addirittura i soprammobili. Gli arredi erano realizzati in sei tipi diversi di legno per soddisfare le esigenze dei committenti. Nel 1913 decise di costruire, accanto ai capannoni industriali di piazza Primo Maggio, un nuovo mobilificio con salette espositive e complementi d’arredo. Nella progettazione dell’edificio, si ispirò all’architettura secessionista di Otto Wagner e Joseph Hoffmann, mentre nella “boiserie” interna riprese esempi di Joseph M. Olbrich. L’edificio, costruito dall’impresa Tonini, era il primo esempio udinese di struttura portante in cemento armato, completato nel 1919. Negli anni Dieci, particolarmente importante fu il rapporto con Raimondo D’Aronco, che aveva commissionato al mobilificio Sello alcuni arredi per suo uso personale e per l’appartamento romano della figlia. Il mobilificio realizzò per il palazzo municipale di Udine le porte e i pregevoli serramenti interni del primo piano, nonché l’arredo per la stanza angolare dell’appartamento di rappresentanza del sindaco (1925-1926). L’amicizia tra Sello e D’Aronco si rinforzò durante i contrasti sorti con il comune di Udine, tanto che il mobiliere divenne quasi il confidente di D’Aronco, mantenendo, dopo la morte dell’architetto nel 1933, i rapporti con la figlia Rita. Negli anni Venti gli arredi di Angelo, che li disegnava da solo disdegnando qualsiasi collaborazione, continuarono ad imitare gli esempi tedeschi; aumentarono però le dimensioni dei moduli e la quantità delle decorazioni. Queste comprendevano vetri incisi e dorati, intagli lignei e soprattutto grandi placche in bronzo, disegnate e fuse dal fratello Enrico, applicate dovunque su pannelli e montanti. Proprio nei bronzi, meglio che nei mobili, si nota il passaggio dai motivi Liberty all’ornato déco fatto di volute, riccioli, mascheroni, cornucopie. Particolarmente significativa fu la presenza di Angelo alla I Biennale d’arti decorative di Monza (1923), dove allestì le sale friulane, e alla III (1927), mentre nel 1925 eseguì la sala del consiglio per la Camera di commercio. La “boiserie” bianca e oro presentata nel 1923 fu riutilizzata nell’appartamentino privato del 1924, sciaguratamente distrutto nella recente ristrutturazione dell’edificio. Tra il 1927 e il 1928 il mobilificio Sello partecipò a una serie di concorsi pubblici banditi dall’ENAPI, in cui si distinse il progetto per gli arredi popolari della Garbatella a Roma. Negli anni Trenta, Angelo rifiutò di collaborare con gli architetti e, non potendo partecipare ai concorsi pubblici, ripiegò sulla committenza privata. La necessità di avere un costoso magazzino di legname, l’attenzione quasi maniacale alle rifiniture, il peso della tradizione in una società mutata, lo costrinsero a chiudere il mobilificio nel 1951. L’edificio fu donato da Angelo, Luigi e Antonino Stello al comune affinché ne facesse una scuola d’arte che continuasse la tradizione artigiana. Angelo morì nel 1973.

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Bibliografia

Udine, Archivio privato Sello, A. Sello, Appunti manoscritti, s.d.

DAMIANI, Arte del Novecento I, 113-117; I Sello “falegnami” in Udine, a cura dell’Istituto statale d’arte di Udine, Udine, AGF, 1983; G. BUCCO, La produzione del mobile tra Liberty e Razionalismo, in EMFVG, Aggiornamento, 2, 1986, 585-616; EAD., Le arti applicate del primo Novecento in Friuli: tra artigianato e cultura europea, «Quaderni Utinensi», 7-8 (1987), 159-164; Il mobile friulano fra tradizione e innovamento. Catalogo della mostra, a cura di T. RIBEZZI, Udine, AGF, 1989, 98-117; G. DRI, Palazzo Sello, Istituto Statale d’Arte “Giovanni Sello”, Udine, s.n., 1990; G. BUCCO, Il labile confine tra arte e artigianato. Per una storia delle arti applicate in Udine, in Arti a Udine, 200-237, 425-427; G. BUCCO, Raimondo D’Aronco e le arti applicate. Note su mobilieri, fabbri e decoratori tra Italia e Turchia, «M&R», n.s., 25/2 (2006), 63-79; Palazzo comunale, 160-165; G. BUCCO, Dagli archivi Sello e Someda riemergono le lettere dimenticate di Rita D’Aronco, in Casa Javelli-D’Aronco tra Torino e Costantinopoli, a cura di R. ALBANESE, Torino, Regione Piemonte, 2007, 145-151; EAD., Tra manualità e industrial design. Note per una storia delle arti applicate in Friuli, in Arte in Friuli. Dall’Ottocento al Novecento, a cura di P. PASTRES, Udine, SFF, 2010, 341-342.

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