MOSTO GIOVANNI BATTISTA

MOSTO GIOVANNI BATTISTA (1540 - 1596)

compositore

Figlio di Giovanni e fratello di Francesco, Nicolò e Bernardo, G.B. M. (Dal Mosto, Del Mosto, Mustus, detto da Udine) nato verosimilmente in Udine intorno al 1550, fu educato alla musica in ambito familiare dal padre e fu anche allievo di Claudio Merulo da Correggio in Venezia. La notizia che il padre l’avesse destinato allo studio dell’avvocatura ma che egli segretamente avesse venduti «il codice e le pandette» per acquistarsi le opere dei più accreditati teorici musicali, così come quella del suo stato sacerdotale riferite dal Pietrucci, non trovano alcun riscontro. Pure l’informazione di Arnold che il M. fu cornettista e trombonista alla corte di Monaco nel periodo 1568-69 insieme con i fratelli Bernardo e Nicolò non è stata confermata recentemente da Kiraly. È sicuro invece che il 27 gennaio 1570 venne assunto dalla comunità udinese (a 1 ducato mensile) insieme con il fratello Nicolò (a 3 ducati) nella compagnia strumentale cittadina; questo servizio si protrasse per un solo anno dal momento che il 22 gennaio 1571, per provvedere adeguatamente alla difesa in vista dello scontro coi Turchi, fu sospeso loro lo stipendio. Nello stesso anno G.B. M. figurava al servizio del duca di Baviera a Monaco. Ricostituita la compagnia, il 18 maggio 1573, entrambi vennero riassunti con condotta biennale e 1 ducato mensile a testa, accanto a G. e B. Bucci o Celotti e ad A. Orologio. Non attesero però la scadenza del contratto, dal momento che tra agosto e settembre del 1573 avevano già lasciata la città probabilmente alla volta di Venezia. Si hanno nuovamente notizie certe sul loro conto nell’estate del 1578 quando divennero trombonisti alla corte di Monaco di Baviera ove rimasero fino all’ottobre dell’anno seguente. ... leggi Da quel momento i due fratelli intrapresero strade diverse: Nicolò ricomparve in Venezia perlomeno dal 1589 come suonatore di trombone e fagotto presso la basilica di S. Marco e in seguito divenne uno dei sei «piffari» del doge dal 31 agosto 1601 al 29 ottobre 1605. Più movimentate furono le vicende di G.B., certamente la personalità più interessante di questa dinastia di musicisti. Il 6 novembre del 1580 vinse il posto di maestro di cappella, lasciato da I. Camaterò, presso la cattedrale di Padova imponendosi su diversi concorrenti e qui operò fino al primo maggio 1589 quando, per ragioni ignote, venne licenziato dal capitolo che chiamò a rimpiazzarlo C. Porta. Di questi quasi nove anni di servizio, per lui fecondi dal punto di vista compositivo, restano poche informazioni: si sa che più volte si preoccupò di procurare musiche per la cappella e che all’assunzione riceveva 130 ducati annui (di cui 65 per l’istruzione musicale dei chierici in seminario), oltre all’uso di una casa e che nel 1583 gli fu portato lo stipendio a 150 ducati. Da Padova il M. sembrerebbe essersi portato a Venezia «creatore di sue gentili melodie nella chiesa dei Frari». Il condizionale è d’obbligo perché la notizia è riportata dal Pietrucci (non particolarmente attendibile nel caso di M.) e la documentazione superstite del convento non copre questo periodo. Nell’autunno del 1590 partì alla volta della Transilvania ove divenne maestro di cappella in Alba Iulia alla corte di Sigismondo Bathory, principe amante della cultura italiana che aveva assoldato una compagnia di buoni musicisti e che gli conferì il titolo di «gentil’huomo della sua camera». Nel settembre del 1593, poiché Alba Iulia era divenuta insicura per la minaccia turca, Bathory e i musicisti sfollarono a Cracovia. Di qui il M. passò all’inizio dell’estate 1594, alla corte del principe elettore e vescovo di Colonia Ernesto von Wittelsbach (ove forse si trovava ancora in servizio suo fratello Bernardo), al seguito del quale visitò Bonn, Liegi e Bruxelles. Nel gennaio del 1595, rientrato a Cracovia, si diresse verso la Transilvania, a marzo si trovava a Venezia per la stampa del suo libro di madrigali a 6 voci e in estate era nuovamente ad Alba Iulia. Frattanto l’11 aprile C. Porta aveva lasciato la direzione della cappella del duomo di Padova e il capitolo il 9 dicembre si rivolse nuovamente al M. offrendogli un onorario complessivo di 200 ducati, oltre all’uso della casa. Prese servizio probabilmente dopo il 18 dicembre, ma l’incarico fu di breve durata: il 6 marzo 1596 infatti chiese ed ottenne una licenza di tre mesi per recarsi in Transilvania a riprendere la moglie e i figli. Partito dopo il 10 marzo morì in circostanze non del tutto chiare e gli studiosi sono discordi nel determinarne il luogo (Alba Iulia, Padova o lungo il viaggio?) e la data di morte che comunque avvenne prima del 29 giugno, giorno nel quale il capitolo pensò a un sostituto. Eccellente compositore di madrigali, vicino stilisticamente alla scuola veneziana e in particolare ad A. Gabrieli, utilizza frasi corte, piacevoli e cantabili in un contesto di brillante armonia diatonica; nei madrigali a sei voci, di struttura pseudo policorale e a forte densità imitativa, spesso sono presenti sezioni a tre voci nello stile della villanella. Pubblicò i seguenti volumi: Il primo libro de madrigali a cinque voci, con un ecco a diece nel fine, Venezia, erede G. Scotto, 1578 (dedicato a Santo Contarini del clariss. sig. Benedetto); Il secondo libro de madrigali a cinque voci, Venezia, G. Vincenti – R. Amadino, 1584 (ded. al duca Nicolò Cristoforo Radzwill gran marescalco del re di Polonia); Il terzo libro de madrigali a cinque voci, Venezia, Ang. Gardano, 1588 (ded. a G. A. Orologio); Il primo libro de madrigali a sei voci, Venezia, Ang. Gardano 1595 (ded. al principe S. Bathory, venne rist. in Anversa, P. Phalèse, 1600); è presente inoltre con sue composizioni, quasi tutte profane, in più di venti importanti antologie edite nel tardo secolo XVI: tra queste merita menzione almeno Sweetly pleasing singest thou inserita nell’antologia di Th. Morley, Madrigals to five voyces. Celected out of the bets approved Italian Authors, London, Th. East, 1598. Pubblicò anche i Motecta quinque vocum, liber primus, Venezia, R. Amadino, 1590 (ded. a S. Bathory). Sopravvivono anche diverse composizioni manoscritte: sei Salmi a otto voci per doppio coro (Padova, Biblioteca capitolare, ms D.25-D.26) nei quali prevale un andamento omoritmico e declamatorio attento all’intellegibilità del testo, un Regina coeli a cinque voci (Varsavia, Biblioteka Narodowa, Mus. 2083), un brano intavolato per organo (Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, Cod. Guelf. 175 Noviss. 8o), una decina di madrigali in varie antologie (Münster, Santini-Bibliothek; San Marino – California, Huntington Library; London, British Library) e un nuovo testimone di Sanctificavit Dominus recentemente scoperto (Hamburg, Staatsund Universitatsbibliothek). Risultano perdute invece due messe presentate a Rodolfo II e una al duca Guglielmo di Baviera nel 1594.

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Bibliografia

BCU, CA, Annales, LVII, f. 216v-218; LVIII, f. 13v-14r, 171r-v, 215r-v.
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