WOLF ALEXANDER

WOLF ALEXANDER (1826 - 1904)

insegnante, storico, archeologo

Nacque il 6 marzo 1826 a Pforzheim, presso Karlsruhe, granducato del Baden in Germania, da Nathan e Anne Bodenheimer. Il padre possedeva una piccola azienda di spedizioni; negli anni Cinquanta avviò la gestione di un’impresa bancaria. W. frequentò il Pforzheim Pädagogium e compì gli studi classici presso il Gymnasium Illustre a Karlsruhe. A diciotto anni risulta iscritto all’Università di Heidelberg come studente in giurisprudenza e nell’aprile 1848 tirocinante da avvocato nella stessa città. Partecipò alla rivolta repubblicana scoppiata nel Baden nell’aprile del 1848, insurrezione che fu rapidamente repressa. Nel giugno dell’anno successivo aderì all’Assemblea costituente a Karlsruhe diventando segretario generale del Governo provvisorio repubblicano del Baden, presieduto da Lorenz Peter Brentano. In luglio le truppe prussiane rovesciarono il governo rivoluzionario e il potere granducale fu ripristinato. A seguito di questi avvenimenti, W. venne sottoposto ad interrogatorio e per un breve periodo arrestato; poco dopo essere stato rilasciato, venne posta su di lui, da parte dell’amministrazione granducale, una taglia di duemila fiorini; a questa seconda incarcerazione si sottrasse riparando nella vicina Svizzera. Qui visse per qualche tempo prima a Zurigo e poi a Berna, a contatto con alcuni degli ex capi rivoluzionari tedeschi. Dopo un breve arresto, ottenuto un salvacondotto per la Francia, lasciò la Svizzera e raggiunse Parigi. Tentò di fermarsi nella capitale, ma, identificato dalla polizia parigina, fu costretto ad abbandonare il Paese. Raggiunto il porto di Le Havre, si imbarcò per gli Stati Uniti. ... leggi Giunse in America nel 1850. Nei primi tempi si dedicò al commercio e a dare lezioni di tedesco. Visse a Filadelfia, dove trovò impiego come commesso in una libreria, e a New York. Il 6 maggio del 1856 ottenne la cittadinanza americana, che conservò fino alla morte. Partecipò attivamente alla vita politica del Paese, impegnandosi per l’elezione del democratico James Buchanan, quindicesimo presidente degli Stati Uniti (1857-1861). Dopo otto anni di soggiorno in terra americana decise di ritornare in Europa. Scelse di trasferirsi in Italia e arrivò a Venezia verso la fine del 1857. Nella città lagunare iniziò a maturare i suoi interessi per le ricerche d’archivio e gli studi storici. Seguì corsi presso l’imperial regia Scuola di paleografia e frequentò assiduamente l’Archivio generale veneto, interessandosi di alcune tematiche come l’economia, le minoranze e in particolare la schiavitù, che rimasero a lui particolarmente care per tutta la vita. Nel 1858 ottenne, da parte delle autorità tedesche, l’annullamento della pena di reclusione e la reintegrazione dei beni confiscati. Iniziò anche a ricevere rendite inviate dalla madre. Infatti Anne Bodenheimer, rimasta vedova nel 1855, aveva ereditato la gestione della banca, riuscendo ad incrementarne l’attività. Nel gennaio 1859, con l’aggravarsi della tensione politica e militare alle soglie della seconda guerra d’indipendenza, W. decise di partire verso il Regno di Sardegna, sbarcando a Genova, dove si stabilì dal 1859 al 1861. Qui continuò ad interessarsi di ricerche archivistiche raccogliendo notizie sulla storia della città, del territorio ligure e sugli antichi liguri, e proseguì nel riordino di archivi, in particolare quello dell’ex Banco di S. Giorgio. Venne così in contatto con Cornelio Desimoni, storico e numismatico, segretario dell’Archivio di Stato genovese, e con Luigi Tommaso Belgrano, archivista, professore di storia all’università e segretario della Società ligure di storia patria. Dalla fine del 1858 al 1860, soprattutto durante la seconda guerra di indipendenza (1859-1860), collaborò con il «New York Tribune» come corrispondente di guerra dall’Italia. Probabilmente la conoscenza fatta tramite la Società ligure di storia patria con il conte Bernardo Pallastrelli, importante personaggio della cultura piacentina, indusse W. a trasferirsi nel 1861 a Piacenza. In questa città iniziò un nuovo lavoro di riordino di archivi, prima presso il comune e poi presso la diocesi, ottenendo dal vescovo l’autorizzazione ad accedere agli archivi della curia, della cattedrale e di numerose altre chiese, dove raccolse notizie sulla toponomastica e la topografia locale. Ancora nel 1861, in collaborazione con lo storico Pallastrelli, l’archivista Antonio Bonora e un gruppo di appassionati locali, si dedicò alla ricerca di Umbria, misteriosa e antica città scomparsa, ipoteticamente localizzata nella valle del Ceno, nell’Appennino piacentino. Vennero individuati i resti dell’antico insediamento posto nel territorio del comune di Varsi, riuscendo attraverso lo scavo a riconoscere parti di strutture murarie pertinenti alla torre e ad una cinta fortificata. Al termine delle indagini fu realizzata una documentazione grafica e fotografica curata dal professor Severino Brigidini e dal geometra Domenico Gregori. W. si dedicò anche alle ricerche e alla raccolta di reperti archeologici preromani e romani sulle colline del Piacentino, riportando risultati interessanti. I ritrovamenti degli scavi di Città d’Umbria e l’attività di raccolta dei materiali archeologici dell’Appennino piacentino furono pubblicati dal conte Pallastrelli in La città d’Umbria nell’Appennino piacentino (1864). W. collaborò con la Deputazione di storia patria per le province parmensi, venendo così a contatto con numerose personalità del mondo culturale di Piacenza e di Parma (oltre a Bernardo Pallastrelli, Severino Brigidini e Antonio Bonora, Giuseppe Bonora, Giuseppe Nasalli, Giovanni Pongini, Pellegrino Strobel e Luigi Pigorini), con cui mantenne legami di amicizia per tutta la vita, condividendo gli ideali patriottici e di impegno sociale e il desiderio di tutelare e conservare i monumenti antichi quali documenti per la ricostruzione della storia. Nel novembre del 1862 W. si trasferì da Piacenza a Tortona per dedicarsi alla sistemazione del locale archivio vescovile. I suoi studi si indirizzarono all’acquisizione di dati sulla diocesi tortonese e sulla toponomastica antica. Durante la sua permanenza si interessò alle opere di sbancamento condotte nei pressi di porta Voghera, in una zona ricca di ritrovamenti archeologici, che spesso finivano sul mercato antiquario. Lo studioso tedesco iniziò a operare nel recupero di questi reperti, prima da solo, poi coinvolgendo un ricco possidente locale, Cesare Di Negro-Carpani. Nel gennaio-maggio 1864 W. proseguì la sua attività di riordino degli archivi occupandosi di quello comunale. Durante questi anni continuò a collaborare con la Società ligure di storia patria (fu eletto fra i soci effettivi nell’anno 1863) inviando notizie delle scoperte, reperti archeologici e materiale storico e documentario attinente con gli studi sulla Liguria. Alla Società regalò la piccola collezione archeologica che aveva formato durante la sua permanenza a Tortona. Nel frattempo anche la sua situazione economica si era aggravata, poiché, morta nel 1865 la madre, la banca, ormai in crisi, passò al fratello Gabriel, con il quale ebbe dei contenziosi. Nella primavera del 1865 tornò temporaneamente a Genova, dove superò gli esami per l’insegnamento delle lingue tedesca e inglese, ottenendo le patenti di idoneità per la docenza delle lingue straniere. Alla fine dello stesso anno accettò la proposta ricevuta, grazie all’appoggio dell’amico tortonese Luigi Rameri, insegnante di agronomia e preside dell’Istituto tecnico di Mondovì, di insegnare nello stesso Istituto nell’anno scolastico 1865-1866. Trascorse le vacanze estive (dal 25 luglio all’ottobre 1866) ancora a Tortona, rivedendo gli amici e tornando ad interessarsi di storia e di archeologia. La mancanza di fondi da parte del consiglio comunale monregalese rese alquanto incerta la conferma dell’incarico per il successivo anno scolastico. W. decise allora di presentare domanda per l’insegnamento della lingua tedesca e francese nell’Istituto tecnico di Udine a Quintino Sella, regio commissario straordinario del Friuli occidentale (agosto-dicembre 1866), da poco annesso allo Stato italiano dopo la terza guerra d’indipendenza. Numerosi e autorevoli personaggi, sia in ambito culturale che politico, appoggiarono la sua istanza. La domanda fu accolta e W. si trasferì definitivamente a Udine. Prese servizio come professore reggente di lingua tedesca e francese il 16 novembre 1866, l’anno scolastico iniziò il 4 dicembre; da quel momento la sua attività presso l’Istituto tecnico proseguì in modo continuativo, fino al collocamento a riposo nel 1895. W. affrontò il nuovo incarico con una dedizione assoluta, considerando l’insegnamento come «il più nobile della società moderna». Ideò un nuovo metodo didattico che prevedeva l’apprendimento delle lingue moderne basandosi sull’esperienza pratica, con esercizi di lettura e di traduzione da cui emergevano poco alla volta le regole grammaticali. Compilò personalmente questi esercizi, che fece stampare a proprie spese (1869). Nel 1881 fu nominato dall’amministrazione municipale di Udine ispettore per l’insegnamento del tedesco e del francese presso il collegio femminile Uccellis. Con Torquato Taramelli e numerosi colleghi – Luigi Rameri, Alfonso Cossa, Gabriele Luigi Pecile, Massimo Misani, Antonio Pontini – instaurò forti legami di amicizia, condividendo gli ideali morali e intellettuali dell’epoca. Terminati gli impegni scolastici, amò trascorrere le vacanze estive sui monti friulani, soprattutto in Carnia. Nel corso di questi soggiorni stabilì durature relazioni non solo con altri studiosi appassionati di archeologia e di ricerche storiche, come Giovanni Gortani, ma anche con le famiglie che lo ospitarono, interessandosi del folclore e delle tradizioni locali. Collaborò nelle ricerche sulla cultura friulana con Vincenzo Joppi, Giulio Andrea Pirona, Giuseppe Bragato. Fin dal suo arrivo in Friuli partecipò attivamente alla vita culturale della regione, continuando ad occuparsi di archeologia – presenziò all’importante rinvenimento e al recupero del cosiddetto sarcofago del duca Gisulfo a Cividale del Friuli; giunse all’identificazione di una necropoli altomedievale e di parte dell’abitato di Andrazza, del fortilizio di Sacuidic tra Forni di Sotto e Forni di Sopra –, di linguistica, di storia e di toponomastica. Conosciuto per le sue ricerche storiche e linguistiche anche oltre i confini italiani, ebbe contatti con diversi intellettuali e studiosi del suo tempo, come ad esempio Theodor Gartner, Jan Baudouin de Courtenay, Joseph von Zahn. Numerosi furono gli incarichi ricoperti e le onorificenze ricevute: nel 1866 fu nominato segretario della Commissione archeologica pel Friuli, divenuta nel 1877 Commissione conservatrice dei monumenti, oggetti d’arte e d’antichità per la provincia di Udine (fece parte prima della sezione belle arti, poi della sezione archeologica); rivestì la carica di segretario alla prima adunanza impegnata nel selezionare esempi di storia del lavoro che rappresentassero il Friuli nell’Esposizione universale di Parigi del 1867; fu membro del consiglio direttivo della Biblioteca civica di Udine e partecipò alla Commissione direttrice del museo friulano; fece parte del comitato di Gemona (1882) con l’incarico di eseguire, sotto la direzione della R. Commissione per le opere pie, le investigazioni e i lavori ritenuti necessari; fu tra i membri della commissione organizzatrice dell’undicesimo centenario di Paolo Diacono (ottobre 1896), richiesto dalla giunta comunale di Cividale. Nel 1867 fu eletto tra i soci ordinari dell’Accademia di Udine; nel 1880 socio corrispondente della regia Deputazione veneta sopra gli studi di storia patria di Venezia; nel 1888 socio corrispondente della Società per la storia e l’antichità della Slesia di Breslau; nel 1897 membro ordinario della Historische Verein für Steiermark. Nel 1872 fu nominato cavaliere dell’ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e, nel 1895, ufficiale dell’ordine della Corona d’Italia. Non è stato finora identificato un ritratto dello studioso: dalle descrizioni raccolte risulta di corporatura piuttosto bassa e tarchiata, ma agile nei movimenti, fronte spaziosa ed occhi vivaci (il passaporto, rilasciato dal consolato americano di Genova il 14 aprile 1860, riporta: statura 5 piedi e 3, 3/4 pollici inglesi, corrispondenti a circa 1, 62 metri, capelli castani e occhi scuri), «modestissimo di carattere, schivo di ogni vana ambizione»; si fece apprezzare per le «rigide virtù, inflessibile nei suoi principi, filantropo e generoso fino all’esagerazione». Purtroppo la sua importante attività di ricerca e i suoi molteplici studi rimasero quasi del tutto inediti per «la sua singolare incontentabilità». Morì a Udine il 18 ottobre 1904 e fu sepolto nella tomba di monsignor Lodi, vescovo della città, donata al municipio per onorare i cittadini benemeriti. Dopo la sua morte la ricca biblioteca, la notevole raccolta di manoscritti e la sua corrispondenza furono acquisite dalla Biblioteca civica di Udine.

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Bibliografia

Ms BCU, Principale, 1568.

Scritti di A. Wolf: Temi di lingua tedesca ad uso degli alunni del R. Istituto Tecnico di Udine, Trieste, Hermannstorfer, 1869; Un testo friulano dell’anno 1429, «Annali dell’Istituto tecnico di Udine», 7 (1873), 3-27; Statuta Glemone, Udine, Jacob e Colmegna, 1874; K. HOPF, Storia dei Giustiniani di Genova, traduzione di A. W., Genova, R. Istituto De’ Sordo-Muti, 1882; Andrazza (frazione del comune di Forni di Sopra). Di un antico sepolcreto riconosciuto nel territorio del paese, «Notizie degli scavi di antichità», 14 (1890), 269-270; Sillabario tedesco ad uso delle allieve dell’Istituto Uccellis di Udine, Trieste, Hermannstorfer, 1891; Sunet sore il teatro di Udin, «Pagine friulane», 4/5 (1892), 79; L’Arrengo e il Consiglio nell’ordinamento legislativo, Udine, 1898; Lo statuto del 1425, i suoi precedenti ed il suo commento, in Statuta et Ordinamenta Communitatis Terrae Utini MCCCXXXV, pubblicati dal Municipio per Cura della Commissione preposta al Civico Museo e Biblioteca, Udine, Tip. G.B. Doretti, 1898; Mala Matiana, «Pagine friulane», 15/5 (1902), 70-71; Elenco generale delle denominazioni locali del Friuli derivate da nomi gentilizi romani o preromani (con una nota della redazione), «Bollettino della Società filologica friulana», 10 (1934), 236-243, 340-341; 11 (1935), 130-133; 12 (1936), 72-76.

G. FORAMITTI, Breve narrazione della vita e dell’opera di Alessandro Wolf, «Annali del R. Istituto tecnico Antonio Zanon di Udine», s. ... leggi II, 24 (1904-1905), 41-71; E. NASALLI ROCCA DI CORNELIANO, Le giurisdizioni territoriali delle Pievi piacentine secondo gli studi di A. Wolf, «Archivio storico per le province parmensi», 30 (1930), 117-139; M. MISANI, Un grande amico del Friuli. Alessandro Wolf, storico e archeologo, «Il Popolo del Friuli», 29 e 30 gennaio 1932; E. NASALLI ROCCA DI CORNELIANO, Alessandro Wolf, «Archivio storico per le province parmensi», 33 (1933), LXIX-LXXVII; H. M. MUMM, “Freiheit ist das, was wir – nicht haben.” Jüdinnen und Juden in der Revolution von 1848, in Jüdisches Leben in Heidelberg. Studien zu einer unterbrochenen Geschichte, a cura di G. VON NORBERT - J. BAUER - H.M. MUMM, Heidelberg, Wunderhorn, 1992, 78-79; S. ALESSANDRINI, La biblioteca di Alexander Wolf, t.l., Università degli studi di Udine, a.a. 1992-1993; W. PIEPER, Die Rolle des Finanziers in der Pforzheimer Industrialisierung von 1767 bis 1873. Ein Beitrag zur Geschichte der Unternehmensfinanzierung, in Pforzheim im 19. und 20. Jahrhundert. Bausteine zur modernen Stadtgeschichte, hrsg. von H.P. BECHT, Sigmaringen, Thorbecke, 1996, 148; H. RAAB, Revolutionäre in Baden 1848/49. Biographisches Inventar für die Quellen im Generallandesarchiv Karlsruhe und im Staatsarchiv Freiburg, Stuttgart, Kohlhammer, 1998, 1024-1025; Onde nulla si perda. La collezione di Cesare Di Negro-Carpani, a cura di A. CROSETTO - M. VENTURINO GAMBARI, Alessandria, LineLab, 2007; L. CARGNELUTTI, Alexander Wolf e gli studi storici sulla Carnia, «M&R», 27/2 (2008), 211-225; A. CROSETTO - M. VENTURINO GAMBARI, L’avventura della libertà e della ricerca storica. Alexander Wolf da Pforzheim a Udine (1826-1904), «Quaderni della Soprintendenza archeologica del Piemonte», 23 (2008), 21-43; Alexander Wolf, passim.

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