D’ARONCO GIANFRANCO (1920-2019)

D’ARONCO GIANFRANCO (1920-2019)

letterato, autonomista

Immagine del soggetto

Gianfranco D'Aronco in un ritratto del 2016.

Il padre Ermenegildo, nativo di Gemona (1885-1975) e cugino dell’architetto Raimondo, era un disegnatore edile che lavorò nei cantieri dell’impero austro-ungarico. Rientrò in Italia allo scoppio della prima guerra mondiale e si trasferì con la moglie Maria Teresa, anch’essa gemonese (1889-1983), e i figli Oscar e Renato a Udine, dove lavorò come disegnatore, alle dipendenze dell’Azienda autonoma statale della strada. D’A. nacque a Udine il 19 ottobre 1920. Dopo le scuole primarie, considerata la passione ben presto emersa per le discipline storico-umanistiche, venne iscritto all’Istituto magistrale, dove tra gli altri ebbe compagni di classe Alessandro Ivanov e Riedo Puppo, amici di una vita. Emersero precocissime doti letterarie, poiché già dall’età di 14 anni pubblicò una parodia dell’Iliade (1934) e successivamente un poemetto eroicomico (1938). Nel 1939 conseguì il diploma magistrale; poco dopo sostenne gli esami di ammissione all’Università Cattolica di Milano, dove frequentò la Facoltà di lettere moderne. Nel 1940 conobbe Chino Ermacora ed Emilio Girardini, che gli suggerirono le letture dei classici. Ricevette il primo incarico di insegnamento a Tolmezzo. Nel 1941 pubblicò una raccolta di poesie (Barbiton) con prefazione di Emilio Girardini. Scoppiata la guerra, nel 1942 D’A. dovette svolgere il servizio militare come aviere. Frequentò il corso allievi ufficiali a Parma (dove conobbe il pittore Guido Tavagnacco) e diventò sottotenente dell’aviazione nel 1943. Dopo l’8 settembre rientrò a Udine; riprese gli studi e si laureò il 9 giugno del 1944 in materie letterarie, con una tesi su Pietro Zorutti. La sua biblioteca personale, ospitata nella soffitta della casetta al n. ... leggi 15 di via Cernazai, contava già più di mille volumi: leggeva e scriveva nella Udine martoriata dai bombardamenti, spesso rifugiato in cantina. Nella primavera del 1945 Udine fu liberata e il fratello Renato, creduto disperso, ritornò sano e salvo. Finita la guerra, Udine conobbe rapidamente un periodo di grande fervore sociale, politico e culturale. D’A. contribuì alla costituzione e all’animazione di un “Circolo degli studenti” e del “Club degli 11”, quest’ultimo organizzava manifestazioni culturali e conferenze (ma anche serate danzanti divenute ben presto frequentatissime dai giovani udinesi). Chino Ermacora, il “cantore del Friuli” e l’avvocato Piero Marcotti furono per anni i suoi fondamentali punti di riferimento. La nascita dell’Associazione per l’autonomia friulana (29 luglio 1945), guidata da Tiziano Tessitori, suscitò e sviluppò in Gianfranco anche la passione per le ideologie autonomiste: passione che non l’avrebbe più abbandonato. Proseguì l’attività di insegnamento nella scuola media (“Uccellis” e poi “Ellero”). Il 21 ottobre 1945 divenne segretario della Società Filologica Friulana. Una minuziosa organizzazione del tempo e una rigida disciplina di lavoro, unitamente a una notevole facilità di scrittura gli consentirono di spaziare tra scritti e contributi nei più molteplici settori culturali: poesia, prosa, teatro, storia, arte; ma soprattutto letteratura, filologia, linguistica e tradizioni popolari. Nel 1946 divenne vicedirettore della rivista «Ce fastu?», curò l’edizione dello «Strolic Furlan 1947», divenne consigliere della Università popolare, socio dell’Accademia udinese di scienze, lettere e arti, membro dell’Ateneo Veneto, socio fondatore della Societé Internationale d’Ethnologie di Parigi e membro dell’International Society for Folk-narrative Research di Göttingen. Determinato ad accedere alla carriera accademica, si impegnò a scrivere decine di studi e contributi scientifici. Tra i più significativi: Breve sommario storico della letteratura ladina del Friuli, con prefazione di Pier Silverio Leicht (1947), Bibliografia ragionata delle tradizioni popolari friulane (1950), Guida bibliografica allo studio dello strambotto (1951), Indice delle fiabe toscane, con prefazione di Vittorio Santoli (1953). Parallelamente si dedicò anche all’impegno politico, mediante l’adesione alla Democrazia Cristiana, ma soprattutto con la decisione di fondare un movimento per l’autonomia, che progettò con gli amici Luigi Ciceri, Chino Ermacora, Pier Paolo Pasolini, Luigi Pettarin, Zefferino Tomè, Attilio Venudo, Sandro Vigevani, Piero Marcotti, don Giuseppe Marchetti, Etelredo Pascolo e altri. Frequenti e proficui i confronti di idee con Mario A. De Dominicis, Giovanni Comelli, Gaetano Perusini, Francesco Carnelutti. Nel gennaio del 1947 nacque il Movimento popolare per l’autonomia regionale. Da lì in avanti D’A., il Movimento e i suoi aderenti dovranno sopportare attacchi di ogni genere, in particolare da ambienti nostalgico-nazionalisti, specie dopo l’adesione ideologica ai movimenti affini di Trentino, Alto Adige, Valle d’Aosta, Sardegna e Sicilia. La battaglia, protrattasi tra gli entusiasmi e le delusioni di massimalisti e riformisti, procedette fino alla nascita di una Regione diversa da come era stata immaginata (1963). Alternò l’attività politica del Movimento con l’attività scientifica di ricercatore, viaggiando e conoscendo nell’occasione di congressi le più molteplici personalità: da Sturzo ad Andreotti; da Hemingway a Ignazio Silone a Orson Welles. Nel 1949 divenne assistente universitario volontario di filologia romanza nella Facoltà di lettere della Università di Trieste. Fu fondatore e direttore della rivista letteraria trimestrale «Il Tesaur», che iniziò le pubblicazioni nel luglio dello stesso anno e le proseguì fino al 1964, occupandosi di tradizioni, linguistica, filologia e folklore, non solo friulani. Con «Il Tesaur» si aprì una stagione straordinariamente feconda. Alla rivista furono infatti invitati a collaborare personaggi del calibro di Joan Amades, Francesco Carnelutti, Giovanni B. Corgnali, Raffaele Corso, Benedetto Croce, Lionello Fiumi, Giuseppe Francescato, Pier Silverio Leicht, Albert Marinus, Milko Maticetov, Clemente Merlo, Bruno Migliorini, Aurelio Roncaglia, Carlo Salvioni, Vittorio Santoli, Luigi Sorrento, Stith Thompson, Robert O.J. Van Nuffel, Giuseppe Vidossi. In seguito, con «I Quaderni del Tesaur» e le Edizioni del Tesaur verranno scoperti e valorizzati quei poeti e prosatori friulani (Giannino Angeli, Cesare Bortotto, Francesca Barnaba Marini, Riccardo Castellani, Nadia Pauluzzo, Domenico Zannier…) che avrebbero contribuito a fare assurgere la lingua friulana ad assoluta dignità letteraria. Nel 1950 conseguì il diploma di perfezionamento in Filologia romanza e moderna presso la Università Cattolica di Milano. Tra la fine del 1953 e l’inizio del 1954 conobbe Nadia Pauluzzo, che sposò nel 1956 e con cui formò fino alla sua scomparsa un solidissimo legame affettivo e un proficuo sodalizio culturale. Nel 1954 fu incaricato di Letteratura delle tradizioni popolari alla Facoltà di lettere dell’Università di Padova, dove conobbe Vittore Branca, Diego Valeri, Benno Geiger, Guido Piovene. Conseguì la libera docenza per la stessa disciplina nel 1955. Gli anni che vanno dal 1956 al 1967 lo videro impegnato su più fronti: quello della famiglia, nel 1959 nacque il figlio Antonio e quello della carriera accademica, il periodo fu senato da una ricchissima produzione scientifica. Sul fronte della carriera politica, il periodo fu costellato di speranze, ma concluso nella delusione data dalla nascita di una Regione dimezzata. Nel 1963 rivestì il ruolo di vice-sindaco al Comune di Gemona. L’attività di conferenziere lo vide impegnato nel 1956 a Parigi e a Ginevra (L’Italie dans son folklore) e a Budapest nel 1963 (La narrativa popolare in Italia), ma anche a Venezia, Torino, Roma, Vienna, Strasburgo, Anversa, Kiel. Tra le principali opere di produzione scientifica, si ricordano: Le fiabe di magia in Italia (1957), la fondamentale Nuova antologia della letteratura friulana (1960), lavoro monumentale come riconobbe R. A. Hall jr. «D’Aronco has done a superb job, which should convince the public that, literarily as well as linguistically, Friulian represents an independent romance language». Seguirono Manuale sommario di letteratura popolare italiana (1961), Storia della danza popolare e d’arte (1962), European Folk Tales (1963), Schema di classificazione del materiale folclorico (1963), Le théatre populaire européen (1965). Fu fondatore della rivista «Tradizioni. Quaderni di letteratura popolare delle Tre Venezie», presso la Università di Padova, rivista che diresse fino al 1964. Quanto alle iniziative culturali e al rapporto con la Società filologica friulana, merita senz’altro ricordare la nascita, nel 1961, del Circolo linguistico friulano “Giovanni Battista Corgnali”, istituzione scientifica volta allo studio della lingua friulana in relazione alle lingue romanze. Il Circolo riuscì a portare a Udine conferenzieri quali Carlo Tagliavini, Gianfranco Contini, Silvio Pellegrini. Riscosse ampio apprezzamento, a livello nazionale e internazionale, e tuttavia si sciolse dopo un anno, a seguito delle polemiche nate in seno alla Società filologica friulana, i cui vertici non condivisero l’iniziativa che tuttavia non restò senza seguito, poiché l’anno seguente la dirigenza della Filologica uscì radicalmente rinnovata. Nata la Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, nel 1964 D’A. fu invitato dall’allora assessore alla cultura, Giovanni Vicario, a dirigere il relativo assessorato, carica da cui si dimise una volta divenuta non più conciliabile con gli impegni all’università. Dal 1967 la carriera universitaria progredì: ottenne infatti l’incarico di Sociologia nella Facoltà di Magistero dell’Università di Trieste e l’anno seguente quello di Storia delle tradizioni popolari. Meritano menzione in quegli anni, tra le varie pubblicazioni: Caterina Percoto, Contes du Frioul (1967) che nella traduzione francese di Martine Lejeune e Dante Bovo, entrò nella collana di opere in lingue minoritarie, pubblicate sotto gli auspici del Consiglio d’Europa; Manuale di letteratura popolare (1970); la nuova edizione di Friuli, uomini e tempi di G. Marchetti (1974). Fu ideatore e direttore degli «Studi di letteratura popolare friulana» (1969-1973). Va detto che nel corso degli anni l’attività politica non si interruppe: continuò se mai per altre vie. Il contributo di D’A., offerto con costanza e coerenza, è testimoniato da una lunga serie di scritti, dai quali emerge che la sua partecipazione, diretta o fiancheggiatrice, alla vita politica ha sempre avuto come obiettivo primario la rivalutazione della storia, della cultura, della letteratura e della lingua del Friuli. In particolare si attestano un costante impegno a favore della istituzione e il consolidamento in Udine di una Università autonoma. Sull’argomento, la sua prima proposta lanciata per l’istituzione della Università del Friuli è contenuta in un articolo, Si chiede l’istituzione di una università ladina, apparso sulla «Patrie dal Friûl», 30 settembre 1948. Nel 1972 entrò a far parte del Comitato per l’Università friulana, fondato e diretto da Tarcisio Petracco. Nel 1975 risultò vincitore del concorso a cattedra per l’ordinariato e venne chiamato come docente straordinario di Antropologia culturale presso la università di Siena. Nel 1976 passò alla Facoltà di Magistero della università di Trieste come docente di Storia delle tradizioni popolari. Dopo il triennio di straordinariato divenne nel 1979 docente ordinario, assumendo anche la supplenza di Filologia romanza. Dal 1985 al 1990 assunse l’ordinariato di Filologia romanza e la supplenza di Storia delle tradizioni popolari. Infine dal 1990 al 1995 fu collocato come ordinario fuori ruolo, dedicandosi alla sola ricerca. Durante quegli anni D’A. pubblicò numerosi saggi sulla letteratura romanza delle origini, sulla poesia popolare e sulla letteratura friulana. Emergono in particolare la direzione di «Ce fastu?», la rivista della Società filologica friulana, alla quale conferì un deciso impulso agli studi scientifici (dal 1979 al 1987), Il Berchet e la nuova poesia popolare (1979), Pasolini riveduto e corretto (1990), La Grant Queste del Saint Graal, in collaborazione (1990), La primavera cortese della lirica friulana (1992). Da segnalare che la monumentale Grant Queste rivelò agli studiosi la esistenza in Udine di un manoscritto, del quale si hanno solo cinque analoghi in Europa (ne scrissero tra gli altri Vittore Branca e Franco Cardini). Nel 1995 scomparve la moglie Nadia, e per D’A. il dolore fu immenso, poiché venne a mancare la compagna di una vita, la poetessa, la prosatrice con cui aveva condiviso sogni, progetti, amore per il Friuli. Dal quel giorno ridusse la sua attività scientifica, dedicandosi per lo più a riordinare e a pubblicare molto del materiale inedito (soprattutto poetico) che Nadia aveva lasciato. Pur meno intensa, la sua attività porterà a curare le Canzonetes par furlan di Fiorindo Mariuzza (1997) e a pubblicare la rassegna critica Pagine friulane – un’ampia raccolta di recensioni uscite tra il 1971 e il 1995 (2001), Miscellanea – raccolta di studi e contributi editi tra il 1945 e il 2000 (2003), Il Friuli a mezzadria – raccolta di articoli sul tema dell’autonomia friulana usciti su quotidiani tra il 1945 e la data di pubblicazione (2008), la ristampa dell’Indice delle fiabe toscane (2009), la traduzione friulana, fortemente voluta dall’amico Luciano Verona, dell’Antologjie de letterature furlane (2009), Sorestants e sotans, intervista sul Friuli di grande successo, scritta a due mani con William Cisilino (2012), Un contado chiamato Friuli (2015), Opinioni personali – raccolta del bollettino trimestrale su tematiche politiche che uscì tra il 1969 e il 1976 (2017). Lasciata l’attività accademica e gli impegni di ricerca, verso la seconda metà degli anni novanta D’A. riscoprì la passione per quella politica che tanto lo aveva impegnato (e deluso) ai tempi della formazione della Regione. Simpatizzava per la Lega Nord, o per meglio dire per quel concetto di federazione di leghe o movimenti locali che aveva conosciuto sul finire degli anni Quaranta e che pensava potesse rivivere in una nuova articolazione. Alla fine non fu così, tanto che, nominato presidente onorario della Lega Nord Friuli nel 1994, si dimise poco dopo. Ma, sul finire del 1998, Sergio Cecotti, già presidente della Regione, decise di candidarsi a sindaco di Udine, sostenuto dalla stessa Lega Nord e da un raggruppamento autonomista (“Per Cecotti – Movimento Friuli”) che schierò D’A. come capolista. Contro ogni previsione, Cecotti divenne sindaco e D’A. risultò il candidato più votato. Iniziava quella che è stata definita “una primavera” del sogno autonomista friulano. Nel corso del quinquennio D’A. fu chiamato a presiedere la Commissione cultura del Comune di Udine, nonché la vicepresidenza del Consorzio universitario del Friuli, di cui rimase consigliere fino al suo scioglimento. Terminata l’esperienza amministrativa, constatato che l’idea autonomista aveva perduto quella freschezza che sembrava essere riemersa, D’A. ritornò a praticare l’attività politica al di fuori dai palazzi, mediante una serie di contributi, proposte, critiche sul tema dell’autonomia del Friuli, che pubblicò periodicamente sul quotidiano locale (circa 200 articoli tra il 2004 e il 2017). Il 2008 vide sorgere una iniziativa che D’A. accolse con entusiasmo e speranza: venne infatti costituito il Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli, dando seguito all’appello promosso nel 2005 dallo stesso D’A. e dall’onorevole Arnaldo Baracetti. Il professore ne divenne presidente anche se il vero animatore fu Baracetti, il quale, coadiuvato da validi collaboratori, tecnici e studiosi dei più vari orientamenti politici, riuscì nel corso degli anni a mobilitare mass-media, organizzare conferenze stampa, manifestazioni, convegni di studio: insomma, a sensibilizzare l’opinione pubblica, in particolare sull’importanza che può rivestire l’autonomia anche sulla crescita economica della Regione. Venuto a mancare Baracetti nel 2012, D’A. si ritirò poco dopo, mantenendo il ruolo di presidente onorario. Nel corso della sua vita, D’A. ricevette numerosi riconoscimenti, tra i più recenti merita citare: premio della Presidenza del Consiglio (1973), premio “Nadâl furlan”(1985), sigillo della Città di Udine (2000), premio “Epifania” (2002), premio “Gilberto Pressacco – Maqôr – Rusticitas” (2010), premio “Joibe grasse” (2011), premio “Udine Città della Pace” (2016). Il 18 dicembre 2017, su proposta del Dipartimento di studi umanistici, gli venne conferita dall’Università degli studi di Udine la Laurea magistrale Honoris causa in Italianistica, «Per il rilevante contributo da lui arrecato alla vita culturale, politica e istituzionale del Friuli per oltre un settantennio e per gli spiccati meriti accademici e scientifici espressi nell’instancabile opera di docenza e ricerca universitaria, nonché di comunicazione culturale; inoltre, per il ruolo primario nella proposta e realizzazione di un Ateneo friulano, con sede a Udine». In tale occasione spettò al professor Andrea Tilatti pronunciare la Laudatio (Gianfranco D’Aronco e la cultura del Friuli) e allo stesso D’Aronco la Lectio magistralis (Leggere e scrivere). D’A. si è spento a Udine il 3 dicembre 2019, alla Casa di cura Città di Udine. Fino alla sera precedente il breve ricovero aveva continuato a scandire la sua giornata con quella minuziosa organizzazione del tempo e quella rigida disciplina di lavoro che hanno sempre caratterizzato la vita di colui che, volendo rimanere scolaro, «sapeva solo leggere e scrivere».

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Bibliografia

Per la raccolta completa di tutta la sua produzione (circa 2.000 titoli), si veda: G. D’ARONCO, Autobibliografia degli scritti (1941-2019), Udine 2020. La storia del movimento autonomistico regionale, dalle sue origini al suo epilogo, è contenuta in: G. D’ARONCO, Friuli Regione mai nata, 3 voll., Udine 1983. Sul sodalizio con la moglie Nadia Pauluzzo basterà ricordare: G. D’ARONCO, N. PAULUZZO, Gian Giuseppe Liruti. De lingua foroiulianorum dissertatio, «Il Tesaur», 1954-1956. Per meglio comprendere il clima culturale dell’epoca, specie in seno alla Società filologica friulana, cfr. G. D’ARONCO: La breve stagione del Circolo linguistico “Giovanni Battista Corgnali”, Udine 1989. Per una panoramica esaustiva della materia autonomistica, si vedano, in particolare, Il Friuli a mezzadria (2008) e Un contado chiamato Friuli (2015). Robert A. HALL jr., Romance Philology, Berkeley (USA) 1962. W. CISILINO, D’Aronco, I suoi primi 95: una vita per la causa friulana, «Messaggero Veneto», 29 settembre 2015.  

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